martedì 19 novembre 2013

Una questione Settentrionale attuale



SI PUO' FARE: 
punti di programma di un governo ombra virtuale

UNA QUESTIONE NUOVA ITALIANA:  LA QUESTIONE “SETTENTRIONALE”  ATTUALE


Nei decenni italiani trascorsi è venuta emergendo sempre più in Italia, accanto alla storica Questione Meridionale, una recente quanto fondata Questione Settentrionale. Della quale sarebbe grave non tenerne il dovuto conto.


Il SETTENTRIONE ITALIANO vede infatti sempre di più sfuggirgli il suo ruolo storico di avanguardia di sviluppo nazionale, di innovazione e di piena occupazione. Per scoprirsi sempre più sospinto dentro ad una sua marginalizzazione potenziale alla quale si ribella. Giustamente.
In questo aspetto il suo malessere emerge come questione nuova centrale nazionale: essendo il malessere consapevole anche di un’intera nazione già prospera e creativa in specie nel suo nord.


Il Programma condiviso di Riforme che discende dall’Alleanza nazionale tra tutti i produttori di ricchezza diffusa e solidale, Risposte concretamente importanti anche per il Settentrione italiano già le reca:


-       Riposizionamento italiano complessivo entro la Comunità Europea Euro a tutela prioritaria del lavoro aziendale e dell’occupazione nazionale diffusa; con contemporanea estinzione senza distinguo della clandestinità;

-  Spinta forte nazionale all’immediato recupero del valore personale salariale e della competitività aziendale;

-       Riforma complessiva della Istruzione, Ricerca, e spinta alla Innovazione;

-    Riforma strutturale complessiva di Fisco, Giustizia, e semplificazioni normative dei pubblici poteri;

-      Reazione operativa alla Corruzione endemica nazionale ed alle Forze criminali che ne prosperano ormai ovunque; anche a settentrione;

-       Riforma dello Stato nell’efficienza e nel controllo reale del contribuente;

-   Autonomia Regionale e Comunale in ampi settori economici e sociali decisivi, con attribuzione di risorse Fiscali proprie di autogoverno territoriale: Federalismo italiano solidale;

E’ possibile da queste premesse concrete ritenere avviata interamente a soluzione l’attuale Questione Settentrionale nazionale?

Per tornare appieno motore coeso allo sviluppo dell’intera nazione,  e per potersi misurare efficacemente come già in passato a viso aperto con la Competizione attuale internazionale, il Settentrione Italiano rivela oggi, anch’esso, UNA CARENZA DA INVECCHIAMENTO DELLE SUE STESSE INFRASTRUTTURE PRIMARIE.
Confermatesi peraltro essenziali alla ripresa piena dello sviluppo suo, e nazionale.


Questo diviene il Grande Progetto nazionale per il Settentrione; da integrarsi e potenziarsi con quanto viene attivato anche per il Centro e Meridione.

Un anno di messa a punto di priorità e Progetti funzionali collegiali tra Stato e Regioni coinvolte. Poi, subito a seguire un grande Cantiere nazionale e Regionale di piani stralcio annuali ed integrati d’attuazione. Sopra l’intero Settentrione.

Con l’intelligenza e la cultura nazionale chiamata a progettare in un  pool integrato inter disciplinare questo ampio sistema connesso di infrastrutturazione innovativo entro la tutela ambientale.

Con risorse certe, nazionali convergenti funzionali a quelle Regionali e Comunitarie.

E con un obiettivo altamente ambizioso:
- in cinque, di anni riparare le punte più sofferenti del ritardo infrastrutturale;
- in dieci, di anni, aver colmato interamente il gap attuale intervenuto con l’Europa più avanzata e averle preso anche vantaggio nell’innovazione.
Allora la attuale Questione Settentrionale, così come analogamente quella Meridionale per quel che le compete contemporaneamente, saranno avviate al riassorbimento positivo dentro la coesione nuovamente prospera della condivisione nazionale.


Se ora le Fondazioni bancarie - divenute intanto anche Capo Consorzio d’attuazione della Reinfrastrutturazione dell’intero Settentrione - limassero le loro rispettive partecipazioni bancarie
E ne reinvestissero il proprio ricavo anche esse in un Consorzio azionario pubblico privato per la radicale riqualificazione dei Servizi primari infrastrutturali di quella parte di Nazione già la partenza in blocco di un primo nucleo di cantieri relativi appare molto più corposa.

Aspetti così rilevanti sono lasciati al momento solo come quesiti. Poiché coinvolgono anche poteri e ruoli delle Autonomie locali, con le quali deve risultare condivisa pertanto ogni decisione.


Riguardo il ritorno al pieno ruolo propulsivo del Settentrione italiano pare non si possa evitare di porre adesso sul tavolo una decisiva ulteriore riflessione. Condivisa da Stato e dalle Autonomie assieme anche nelle conclusioni. Essendo strettamente connessa al successo efficace di Reindustrializzazione  complessiva anche del Settentrione.

E se le medesime Fondazioni italiane bancarie oggi uscissero - nelle loro presenze di Enti locali - da una delle due grandi Banche nazionali, ed innervassero Esse stesse un ritorno ripensato di MEDIOBANCA ai propri ruoli istitutivi iniziali?

Una grande banca di Affari nazionale strettamente votata al privato anche nel suo controllo risulta riproporsi nuovamente decisiva, come già agli inizi del secolo trascorso, anche a riaggregare dal medio piccolo e dall’investitore stesso massa critica azionaria sufficiente a riattivare l’esistenza incisiva della grande industria nazionale italiana.
Non si può infatti negare che in Italia, attualmente, come già nel primo novecento, manchi nuovamente pressoché del tutto la dimensione della grande industria nazionale tra disimpegni e dislocazioni intervenute. Quando si tolga la grande industria residua di derivazione originaria Pubblica.

Lo Stato riformato all’interno del programma invita pertanto ad una approfondita valutazione congiunta e serena le proprie Autonomie. Entro le loro facoltà e poteri propri di scelte. Scelte strategiche indubbiamente anche queste, forse persino più di altre.
E  sicuramente vitali, non solo per il Settentrione della nazione italiana.

Infatti una simile struttura di Banca d’Affari dedita all’impresa medio grande italiana, non potrebbe che avere valenza e competenza unitaria propria nazionale.

E il Centro? Le politiche positive di Settentrione e Meridione si innerveranno, da alto e basso sino ad esso incluso, all’interno di una unica nazione ritornata tutta intera prospera e coesa.
Dove pertanto le complessive infrastrutture civili e di supporto la innervino tutta equivalenti.


Tuttavia, nel potenziare ed innovare ed interconnettere il proprio sistema di mobilità nazionale l’Italia deve oggi necessariamente tener ben presente quanto di enorme importanza anche economica si sta oggi producendo nel Mediterraneo.

Per questo se ne parla anche se all’interno di un Segmento di Programma rivolto soprattutto al Settentrione.
I POPOLI del Mediterraneo, in prevalenza giovani ed acculturati, vogliono anche per sé lo Stato moderno fondato in democrazia sul Lavoro diffuso ed i sui redditi equi. Questo lecito desiderio altrui collettivo apre per l’Europa, e specie per il suo lato mediterraneo enormi prospettive. Anche all’Italia, evidentemente.

Aiutandoli a questo lecito e lucido percorso ai Popoli amici del Mediterraneo, anche l’Europa vedrà sensibilmente ruotare la sua Area di sviluppo tendenziale della ricchezza nel lavoro. Non con gli errori del passato verso est. L’impresa va aiutata a svilupparsi nell’imprenditoria e nel lavoro proprio locale. E da lì interagirvi con le altrui attività amiche.


La Mobilità italiana nuova deve averlo ben presente. Perché servirà sempre più anche al Settentrione collegarsi efficace e rapido quanto e più di altri, in merci e persone con il Nord. Dell’Africa. Che vuole tornare a crescere a casa propria.





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