giovedì 29 agosto 2013

Si può abbattere le tasse a Lavoro e Impresa anche con un debito di 2100 miliardi?


 Come ci eravamo preannunciato, prosegue la serie di post dedicati a SI PUO' FARE.
Anche i post che seguono si propongono di provare a constatare tutti assieme che rilanciare e risanare la nostra nazione risulta del tutto fattibile ed agevole. All'unica condizione che si raccolga una volontà condivisa prevalente a fare.
Quando ci viene infatti detto <Non Possiamo farlo>, è soltanto perché non VOGLIONO farlo. 


COME SI PUO’ DETASSARE IN PRESENZA DI UN DEBITO PUBBLICO CRESCENTE  E  GIA OGGI DI DUEMILA SETTANTA MILIARDI DI EURO?


ATTINGENDO, LECITAMENTE, ANCHE AD UNO DEI TESORI NAZIONALI: L’EVASIONE

E costruendoci anche, dal suo riassorbimento unito all’insieme degli effetti sui Settori  oggetto di Riforma, e dei tagli di Spesa iniziali e già SUBITO previsti, una curva triennale di debito pubblico calante e di sviluppo crescente,

In collaborazione con la Banca Centrale Italiana per una migliore attendibilità d’intenti e degli effetti attesi anche sul bilancio dello Stato. Per la quale, al termine di biennio, il deficit pubblico italiano risulti confermato non oltre  lo  0%  ossia in PAREGGIO reale.

Con il DEBITO PUBBLICO italiano che vi risulti pianificato a decrescere, tramite successivi idonei avanzi annuali di bilancio, all’obiettivo almeno del  60/70% dell’attuale di debito complessivo italiano entro una decade; ed almeno del 40% nella successiva di decade.


Un PERCORSO DI RISANAMENTO DEL TUTTO CREDIBILE E FATTIBILE entro una nazione la quale torni a volere tutta solidale il suo pieno sviluppo diffuso.

Il riassorbimento naturale dell’evasione oggi esistente, in realtà, si rivelerà anch’esso una Risorsa nazionale soltanto all’interno di un Patto condiviso per la ricchezza diffusa crescente

- Quanto al PIL nazionale, nel Piano di sviluppo condiviso e che prevede anche la fuoriuscita dall’evasione di massa nazionale attuale, dovrebbe avere una aspettativa di crescita almeno del 3 per cento nel secondo anno; ed almeno dal 3  al 4 per cento in quelli successivi del triennio.

In pratica, poiché occorre rianimare sul piano economico un’intera nazione, e rendere prevedibile un futuro democratico di lavoro e di occupazione crescente alle sue popolazioni tutte, la manovra complessiva non può che essere triennale.



Anche lo Stato assieme alle sue Autonomie si razionalizza nel suo modo di operare. A favore dello sviluppo, dell’impresa e del lavoro. Trovandovi  poi aiuto anche dal rilancio della ricchezza effettiva nazionale.

Intanto - e come già richiamato in precedenza - nel primo anno, per contenere l’impatto finanziario d’avvio nella attesa della intera manovra a regime,

- lo Stato, e le Autonomie, attuerebbero un vigoroso taglio solidale a TUTTE le proprie spese e impieghi non strettamente di Servizi primari ed Investimenti. Comprese quelle di funzione elettiva.




QUESTO DUNQUE RISULTA IL MESSAGGIO DI UN PROGETTO SOLIDALE ITALIANO di RIFORME NAZIONALI SUL LAVORO E FISCALI, NELL’EURO ANCHE DEI POPOLI EUROPEI:

MIGLIORI SALARI E CON MIGLIORE PRODUZIONE

MIGLIORI PENSIONI PER QUELLE DEGRADATE

MINORI COSTI FISSI AZIENDALI

MINORI LACCI DI REGOLAMENTAZIONE OPERATIVA AZIENDALE

MINORI TASSE SUI REDDITI AZIENDALI ed INDIVIDUALI

MAGGIORE PRODUTTIVITA’ COMPLESSIVA AZIENDALE

MAGGIORE RICCHEZZA COMPLESSIVA NAZIONALE

DEBITO PUBBLICO CALANTE NELLA NAZIONE ITALIA  EURO GRAZIE AL LAVORO ED ALLO SVILUPPO CHE RIPRENDE A CRESCERE

Entro

- Sradicamento della evasione nazionale, con il reciproco vantaggio di aliquote più semplici e ovunque PROGRAMMATE RIBASSATE; e nel conflitto d’interesse di chi paga e di chi prende. Avendo ad obiettivo che nessuna fonte di reddito superi il 30  per cento potenziale di prelievo.

 - Ristrutturazione profonda delle funzioni, dell’efficienza, dell’organizzazione e dei costi di mantenimento statali e delle autonomie. E con vincolo di pareggio anche alle Autonomie.
Con Parametrazioni produttive anche  delle Pubbliche Amministrazioni; poste alla base del risultato e poste a misura per gli stessi risultati salariali  accessori al proprio Personale come nel privato. Risultando questo l’utile aziendale pubblico da remunerare: Stare entro la parametrazione standard d’efficienza e di costi; o migliorarla.

- entro derogalamentazione profonda centrale e periferica ovunque possibile;

- con restituzione della scelta sua propria al voto elettorale: preferenza elettorale.


AL LIVELLO COMUNITARIO:

-           introduzione del Referendum consultivo e propositivo italiano su tutte le questioni comunitarie d’incidenza primaria nazionale;

-           interruzione dell’aggressione al lavoro euro da immigrazione illimitata e dalla dislocazione solo valutaria di aziende;

-           Voto preventivo obbligatorio del Parlamento europeo di approvazione su tutte le decisioni economiche e finanziarie comunitarie e intra comunitarie;

-      Commissari Comunitari vincolati anche essi alla valutazione elettorale diretta entro forme da definirsi per tale risultato; o a fiducia e sfiducia del Parlamento europeo. Come un governo nazionale né più né meno.
-        





EVASIONE E FISCALITA’ EQUA NAZIONALE CON ALIQUOTE INFERIORI


Come potrebbe il riassorbimento di larga parte dell’attuale evasione permettere un simile sforzo solidale nazionale di sviluppo. E soprattutto, con aliquote previste mediamente ben inferiori alle stesse loro punte attuali?

L’immagine di uno Stato e più di tante parole,  lo Stato italiano, che risulta nei fatti aver rinunciato ad una delle sue specifiche funzioni: quella di un Fisco equo e credibile con cui poter affrontare solidali il presente e programmare il futuro collettivo nazionale.


Pare che invece esista come una curva, quasi matematica si direbbe, dove a semplicità estrema di norme e ad aliquote leali e ribassate, e ragionevoli interessi contrastanti tra i contribuenti, e sanzioni certe, emerge, di fatto, un punto atteso della mancanza di convenienza vera all’evasione.  Cioè il PATTO FISCALE entro un Patto solidale nazionale.


NELLA RIFORMA FISCALE:

Un rinnovato patto fiscale solidale deve pertanto puntare a rendere normale e vantaggiosa la lealtà fiscale in generale IN TUTTI. Perché possa funzionare.

Miscelando anche in modo sensato costi e benefici contrapposti tra chi paghi e chi prenda in ogni settore.

Inoltre nella Riforma del Fisco :

- verrà resa inefficace l’elusione di redditi effettivi ove conseguita tramite schermature su estero di beni reali goduti da italiani in Italia; secondo il principio che chi risulti usufruire stabilmente di beni immobili o mobili anche se proprietà di soggetti stranieri, ne diviene per l’Erario coobbligato fiscalmente esattamente come un usufruttuario. Il quale compone infatti il proprio reddito fiscale anche con quei beni di cui gode effettivamente, pur se proprietà nuda di altri.

- le compravendite immobiliari  intervenute in evasione oltre un % rispetto al vero valore intercorso, causeranno nullità dell’atto stesso senza restituzione degli importi  nel caso la transazione emerga accertata in evasione. Mentre professionisti che dovessero averla supportata perderebbero l’abilitazione ad esercitare.

- verrà previsto dal nuovo Fisco che, tutti coloro – persone fisiche o giuridiche senza differenza – che si vedessero chiamate a pagamenti ritenuti efficaci fiscalmente solo se effettuati tramite assegni o moneta elettronica – ne conseguiranno l’automatica detrazione fiscale, dell’intero costo bancario sostenuto e a sola documentazione allegata ai redditi; Il 50% del medesimo abbuono concesso sarà dal Fisco posto a carico delle aziende finanziarie e quale aliquota sul maggiore movimento così indotto;

- l’evasione, a soglia stabilità di sanzione, sarà reato penale obbligatorio a sola segnalazione degli organi preposti; e la sanzione anche economica, quando ricorra, sarà rapida, gravosa, e di incasso certo dell’erario;

all’interno di un nuovo patto, lo Stato riforma anche tutta la propria legislazione fiscale all’insegna del semplice e chiaro per chiunque, getta al macero gli archivi esistenti a favore dei nuovi efficaci e transa i contenziosi remoti pendenti – se sorti sino all’anno precedente la entrata in vigore del nuovo Fisco - risultati divenuti intanto perditempo. Con lo Stato che si concentra ora sul nuovo FISCO EQUO in tempo reale. E riorganizza a questo fine anche i suoi collaboratori.
I quali dovranno anche evadere la verifica dei redditi proposti INDIFFERIBILMENTE entro l’anno dalla presentazione degli stessi. Incidendo infatti anche sulla parte loro di retribuzione legata al risultato l’eventuale formarsi di arretrato.

In questo nuovo contesto, anche la Guardia di Finanza viene sollevata da ogni eventuale precedente compito improprio. Per raccogliersi nell’Unica Funzione di Vigilanza Finanziaria Erariale ed Anticrimine.

Il tutto inteso collocato all’interno di un lecito conflitto d’interesse tra chi offre e chi riceva prestazione nel documentare lealmente. Nel senso che vi intende prevedere anche che, un % dell’Iva relativa a tutte le fatturazioni ricevute da Terzi, ed esibite da ogni contribuente, costituirà DETRAZIONE automatica all’imposta personale sorta dalla propria individuale dichiarazione dei redditi.
Pertanto, ogni contribuente, quante maggiori scontrini e fatture emesse da Terzi a suo carico esibisce, tanto maggiore detrazione personale consegue. Anche ogni scontrino infatti, previa strisciata preventiva della Carta Fiscale personale, diverrà automaticamente scontrino emesso intestato a un Codice Fiscale del cliente.
Il tutto previsto all’interno di un sistema di Ricorso anche esso semplificato ed accorciato. In modo tale che dia esiti certi definitivi entro l’anno successivo al reddito discusso. Senza eccezione.
Con effettivi incassi conseguenti dell’emerso evaso e confermato. Sempre. Anche col sequestro di beni. In retroattività eventuale, come già da legge fallimentare.

Pare infatti occorra necessariamente intendersi, per poter ragionare:

Non può esservi Stato democratico condiviso senza ANCHE una seria, semplice, equa, amministrazione fiscale.
.Meno tasse per tutti, purché assolte equamente da tutti, appare una bandiera da lasciare insensatamente all’egoismo.


Risulta infatti indispensabile concordare che:
Uno Stato senza un Fisco equo, ma efficace, è uno Stato senza alcun strumento in grado di tutelare, ed incoraggiare il merito e sostenere il bisogno.
Ed è uno Stato incapace di poter incoraggiare e sostenere politiche economiche efficaci.

Ma soprattutto, in assenza di un Fisco equo, ma condiviso  ed efficace, anche la presente manovra di consistente detassazione a Lavoro ed Impresa, e di sostegno ai diritti anche di Donna e Figli,  verrebbe quasi immediatamente inghiottita di nuovo dalla sola Rendita Parassitaria. Così come è infatti accaduto nel recente passato nazionale.

E’ infatti soltanto la Rendita Parassitaria che si avvantaggia, da sempre, ed ovunque, dalla assenza di Fisco efficace ed equo.
Perché è l’assenza di Fiscalità equa che permette di concentrare sempre più la ricchezza esentasse in mani sempre minori. Ed impedisce, allo Stato, di far partecipare efficacemente i Produttori di ricchezza reale ai condivisi benefici.


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il présente post, come anche il précédente, ed i successivi della serie SI PUO' FARE riprende il programma base di Mpl inserito come tale, e nel suo insieme, nell'Atto costitutivo stesso a vincolo dell'impegno d'attuazione. 

martedì 27 agosto 2013

ma possiamo davvero occuparci solo di processi? Il Lavoro


Premessa:

non possiamo non osservare che la nostra politica nazionale risulta avere trascorso questa estate 2013 sostanzialmente accappigliandosi tra

chi pare persegua <adesso è la volta buona che me lo levo di torno
e chi vi contrappone <ma come vi permettete; non lo toccate> .

Intanto noi Italia rimaniamo in Recessione volontaria anche quest'anno; che poi altro non è, la nostra recessione, se non una pesante svalutazione dell'euro interno italiano. E realizzata appunto con la recessione nostra intenzionale.
Svalutazione interna che pagano, come ovunque, i redditi fissi da pensione normali, i piccoli risparmi d'esistenza personale, i salari da lavoro dipendente.
Non a caso è stata preventivamente per tempo sospesa la rivalutazione automatica appunto alle pensioni; e non a caso risultano bloccati i rinnovi contrattuali da lavoro.
Se infatti le pensioni e i salari si rivalutassero sulla perdita di potere d'acquisto che stanno subendo, non si avrebbe una svalutazione del potere d'acquisto italiano interno. E, di conseguenza, la Recessione nostra nazionale, risulterebbe del tutto inutile a chi l'ha voluta come a chi la persegue ancora adesso.

La novità di questa svalutazione interna attuata tramite la Recessione ancora in corso, è che questa volta nel mirino della politica economica nazionale e comunitaria risultano esservi finite anche la maggior parte delle medie e piccole imprese.


E la ragione per la quale anche le Imprese nazionali siano finite nel mirino recessivo risulta derivare dal fatto che la politica comunitaria attuale ci sta imponendo, esattamente come a Grecia e Spagna, di demolire i consumi interni per spostare l'economia nazionale sopravvissuta in prevalenza verso l'esportazione.
Ma la demolizione dei consumi interni italiani, applicata ad una nazione la quale, come appunto l'Italia, mostrava un proprio pil basato per circa il 70% sui consumi interni, ha significato perseguire lucidamente la estinzione di larghissima parte del tessuto produttivo ed aziendale nazionale. Come, infatti, nonostante le più diverse chiacchiere, sta tuttora accadendo. 

E come risulta venire perseguito questo riorientamento forzoso, e non detto, dell'intera economia italiana? offrendo alle aziende supersiti e che proveranno a riorientarsi in prevalenza verso l'esportazione, ancora una volta lo strumento iniquo del sottosalario strutturale.

Infatti, l'euro interno italiano risulta avere subito una fortissima svalutazione rispetto al potere d'acquisto della lira precedente già nella fase immediatamente iniziale; e conseguito con la  allora volontaria sopravvalutazione del cambio Lira/Euro. E' per effetto di quella svalutazione sempre taciuta che il potere d'acquisto interno italiano sarebbe risultato svalutato, in pochissimo tempo, tra il 40/50% rispetto alla Lira precedente.

Cosicché sarebbe potuto accaduto che due ex milioni di lire adesso si sarebbero chiamate 1000 euro; ma questo rimaneva solo una finzione nominale. Dal momento che in vero potere d'acquisto interno, come tutti abbiamo sperimentato in vivo, quei mille euro corrispondono al potere d'acquisto di circa un milione di lire precedenti.

E adesso ci risiamo.

L'economia italiana ha esaurito ormai da tempo il dono iniquo di quella svalutazione interna a tradimento; cioè, nonostante quel sottosalario originario, l'economia italiana rimasta senza innovazione e senza uno Stato decente, ha perso in quindici anni praticamente l'intera sua capacità di competitività sul mercato esterno che le aveva regalato la svalutazione . Cioè, oramai da diversi anni, i prodotti italiani mediamente all'estero non vendono, e si sono visti sostituiti da troppi concorrenti dei mercati più poveri emergenti.

La recessione attuale tuttora in corso, prova a recuperare concorrenzialità alle nostre merci nell'unico modo ritenuto possibile quando attorno non si vuole cambiare niente delle rendite esistenti e dominanti.

E allora, quando non si vuol cambiare niente in meglio, la recessione causa una corrispettiva nuova svalutazione silenziosa dell'euro interno italiano. 

Il quale euro italiano interno, infatti, alla fine della corsa recessiva volontaria attuale, si ritroverà svalutato per la seconda volta; ed almeno di un altro 25%, 30% già da adesso.
In soldoni, se mille euro di salario o di pensione già valevano solo un milione in potere d'acquisto rispetto alla lira precedente, con la attuale recessione avremo che mille euro nominali in realtà corrisponderanno, come potere d'acquisto effettivo, all'incirca a 700/600 mila delle vecchie lire.

Eccolo il vero progetto risultato in corso e per il quale si sono riuniti in tanti ad attuarlo, prima con Monti a vararlo, e ora con Letta a presidiarlo: distruggere nuovamente il potere d'acquisto dell'euro interno italiano di pensioni normali, piccoli risparmi, di retribuzioni salariali. Così che la Rendita tuttora incontrastata e che ci governa da tempo senza soluzione, possa sperare di durare e sopravvivere al suo stesso fallimento.

Ed in questa pericolosissima e rovinosa condizione, noi Italia, possiamo occuparci solo di processi?

Servono grandi politiche condivise per rilanciare la nazione, per sostenere chi più soffra, e per restituire un lecito sogno di futuro a Donna e Giovani. Servono grandi alleanze tra tutti i produttori di ricchezza tramite lavoro, siano Impresa siano Prestatori.


Ma quale risulta il programma di una parte delle attuali forze di governo oltre a <adesso è la volta buona che me lo levo di torno> ?  
NON PERVENUTO alla nostra conoscenza.

E quale risulta il programma di una parte delle attuali forze di governo oltre a <come osate; non lo toccate>?
NON PERVENUTO alla nostra conoscenza.


Allora noi, nel nostro piccolo e senza certo pretese, inizieremo a provare a riportare la discussione, e la riflessione, su cosa si potrebbe concretamente fare per invertire in positivo la rotta nazionale economico e sociale.
Proveremo a mostrarci che lo si può fare, anche agevolmente, anche nella Ue attuale; se si ha la volontà e non si sia i guardaspalla della Rendita parassita nazionale.
Pertanto, mentre probabilmente anche nei prossimi mesi tutta l'attenzione politica e mediatica risulterà concentrata su fatti di processi e su fatti eventuali loro conseguenti, qui faremo la scelta di non occuparcene nemmeno in un rigo.

Non ci appartiene infatti prendere le parti né di eventuali <linciaggi>, né di eventuali <santificazioni>. 


Ci occuperemo invece, nelle prossime settimane in successione, a rendere visibile e richiamarvi la nostra attenzione, che cambiare non solo si deve, ma si può anche, nella politica nostra economico sociale nazionale.
E a provare di mostrarci che un'altra possibile di nazione è già in mezzo a noi, solo che la si voglia tutti assieme far prevalere. A mostrarci come si possa con grande tranquillità, ed anche dentro le nostre convergenze comunitarie, iniziare a tornare a lavorare assieme.




Il primo, di questi post tematici su quel che insieme si può fare anche domani, viene dedicato al LAVORO.


Altri ne seguiranno, ed a cadenze tra di loro costanti, sulle nostre emergenze risolvibili assieme.

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Si può fare

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EUROPA COMUNITARIA E LAVORO ANCHE ITALIANO


Per quale ragione si è ritenuto di evidenziare e adesso aspetti intra Comunitari trattando di Lavoro Nazionale e della sua situazione. Prima ancora di procedere nel Piano di Rilancio sul Lavoro nazionale.
Perché aspetti Comunitari attuali assai rilevanti risultano ormai collegati inscindibilmente anche alla condizione ed al rilancio del lavoro interno nazionale. Italiano, come anche degli altri Stati comunitari euro allo stesso modo.

Sino ad oggi, tuttavia, la Comunità, senza tanti giri di parole, proprio questo risulta aver imposto a Stati membri dotati di euro:
Sacrificare sino all’estinzione il lavoro equo al connazionale. Sostituendolo sempre più largamente col migrato temporaneo o con la delocalizzazione intra comunitaria di aziende.

Essendosi scelta di rappresentare sino ad ora un solo polo delle sue potenzialità unitarie: QUELLO FINANZIARIO.
Sia entro l’Europa Euro, come nell’Italia Euro tutto questo non può durare.

Non si può intanto infatti non constatare che, pur continuando eventualmente a convivere con una migrazione  programmata dove essa serva veramente e non straripante, l’Italia, così come quasi tutti i Paesi membri Comunitari dotatisi di moneta comune euro, già oggi, pur entro la severa crisi globale attuale, risulterebbero immediatamente, e solo per tale effetto, pressoché a DISOCCUPAZIONE INTERNA ZERO.

Dunque, disoccupazione italiana attuale – 50% di immigrazione attuale, rispetto all’esistente risultato troppo brutalmente sregolato. Cosa ne resterebbe della disoccupazione italiana attuale in saldo, risultato per effetto di una sola sottrazione?  Nel resto dell’Europa euro forse anche meglio.
Pare proprio che emergerebbe una medesima nazione già oggi in piena occupazione. SENZA SUOI DISOCCUPATI. All’interno di una Comunità euro anche essa senza  suoi disoccupati nazionali pur a salari invariati.

Diviene così del tutto evidente che l’attuale disoccupazione di massa europea non sorge dal mercato globale come si vorrebbe tentare di giustificare. Quanto piuttosto da una politica economica comunitaria di sradicamento del proprio lavoro nazionale.

Questa stessa lucida democratica consapevolezza di quanto veramente oggi sta accadendo in Italia ed in Europa risulta essere invece, necessariamente, la prima Frontiera di qualunque Programma di Riforme condivise per la ripresa del lavoro equo e lo sviluppo solidale democratico entro  l’Area euro. Con esso,  anche entro l’Italia che ne fa pienamente parte.

Sapendo che l’euro finanziario della illimitata povertà crescente europea, comunque non si salverebbe senza il Lavoro diffuso e la ricchezza nazionale crescente che esso solo concede. Come già si vede bene.

Il negoziato intra europeo per riscoprire se si può avere concretamente assieme l’Euro di popoli europei prosperi e nel lavoro loro diffuso, e non solo l’attuale euro dell’impoverimento generale europeo, non potrebbe pertanto che vedersi immediatamente  attivato entro l’attuazione del Programma nazionale di Riforma.

Questo Programma non è, infatti, in alcun modo un programma d’autarchia europea o nazionale.

Quanto piuttosto un Programma per riconciliarsi tutti lealmente al proprio interno. Per poter  così soltanto ritornare coesi a competere in positivo nel mondo.
E’ solo a quel punto, infatti, che può avere gli attesi effetti un’azione Riformatrice condivisa  di rilancio del lavoro nazionale in tutte le sue forme in uno Stato italiano che si rinnovi anche in altro.

Il possibile percorso italiano di Riforme apparso anche efficace alla salvaguardia dell’euro deve pertanto necessariamente interagire anche su aspetti intercomunitari in specie del Lavoro per non risultare vanificato.

Dal momento che l’Italia infatti rimane una nazione democratica a vocazione propria Europea Confederata, appariva indispensabile capire come la politica attuale Comunitaria si collochi rispetto ad un incisivo progetto nazionale di Riforma entro lo sviluppo. Previsto con Debito Pubblico italiano in riassorbimento.


L’Italia dunque lo attiva  al proprio interno il suo Piano nazionale di Riforma per lo sviluppo e la ricchezza condivisa crescente. Sapendo ora che devono cambiare in modo rilevante anche Politiche attuali Comunitarie perché possa ritenere di avere pieno successo.







DIRITTO AL  LAVORO



RETRIBUZIONI  SALARIALI

- E’ abbattuto del 40% in un biennio, il prelievo fiscale statale attuale sui salari:   20% subito dal primo anno,  20% il successivo anno ;

Con la differenza createsi in tal modo dalla detassazione rispetto all’attuale complessiva spesa aziendale retributiva subito ricevuta dall’interessato  in busta paga.
L’onere salariale retributivo per l’impresa resta immutato all’oggi, il salario individuale migliora da subito già nel biennio ed in modo anche permanente.

Per condurre entro tre anni ad una base Fiscale fissa definitiva sugli stessi salari senza distinzioni:

-       ALIQUOTA UNICA  sulle retribuzioni indipendentemente dall’importo e non superiore al 26% tutto comprensivo di prelievo; e senza penalizzazioni da cumuli di provenienze;

Quanto alle Pensioni

 tutte quelle sino a duemila euro mese, subito stesso trattamento fiscale del salario.

- Per quelle inferiori a 600 euro, un fisco permanente esente.
           
Con la differenza così creatasi sull’attuale Fisco, subito ricevuta dall’interessato.
Entro il triennio, giunti a regime, anche per tutte le Pensioni stessa aliquota unica come il salario dipendente.


Quanto alle IMPRESE