martedì 27 agosto 2013

ma possiamo davvero occuparci solo di processi? Il Lavoro


Premessa:

non possiamo non osservare che la nostra politica nazionale risulta avere trascorso questa estate 2013 sostanzialmente accappigliandosi tra

chi pare persegua <adesso è la volta buona che me lo levo di torno
e chi vi contrappone <ma come vi permettete; non lo toccate> .

Intanto noi Italia rimaniamo in Recessione volontaria anche quest'anno; che poi altro non è, la nostra recessione, se non una pesante svalutazione dell'euro interno italiano. E realizzata appunto con la recessione nostra intenzionale.
Svalutazione interna che pagano, come ovunque, i redditi fissi da pensione normali, i piccoli risparmi d'esistenza personale, i salari da lavoro dipendente.
Non a caso è stata preventivamente per tempo sospesa la rivalutazione automatica appunto alle pensioni; e non a caso risultano bloccati i rinnovi contrattuali da lavoro.
Se infatti le pensioni e i salari si rivalutassero sulla perdita di potere d'acquisto che stanno subendo, non si avrebbe una svalutazione del potere d'acquisto italiano interno. E, di conseguenza, la Recessione nostra nazionale, risulterebbe del tutto inutile a chi l'ha voluta come a chi la persegue ancora adesso.

La novità di questa svalutazione interna attuata tramite la Recessione ancora in corso, è che questa volta nel mirino della politica economica nazionale e comunitaria risultano esservi finite anche la maggior parte delle medie e piccole imprese.


E la ragione per la quale anche le Imprese nazionali siano finite nel mirino recessivo risulta derivare dal fatto che la politica comunitaria attuale ci sta imponendo, esattamente come a Grecia e Spagna, di demolire i consumi interni per spostare l'economia nazionale sopravvissuta in prevalenza verso l'esportazione.
Ma la demolizione dei consumi interni italiani, applicata ad una nazione la quale, come appunto l'Italia, mostrava un proprio pil basato per circa il 70% sui consumi interni, ha significato perseguire lucidamente la estinzione di larghissima parte del tessuto produttivo ed aziendale nazionale. Come, infatti, nonostante le più diverse chiacchiere, sta tuttora accadendo. 

E come risulta venire perseguito questo riorientamento forzoso, e non detto, dell'intera economia italiana? offrendo alle aziende supersiti e che proveranno a riorientarsi in prevalenza verso l'esportazione, ancora una volta lo strumento iniquo del sottosalario strutturale.

Infatti, l'euro interno italiano risulta avere subito una fortissima svalutazione rispetto al potere d'acquisto della lira precedente già nella fase immediatamente iniziale; e conseguito con la  allora volontaria sopravvalutazione del cambio Lira/Euro. E' per effetto di quella svalutazione sempre taciuta che il potere d'acquisto interno italiano sarebbe risultato svalutato, in pochissimo tempo, tra il 40/50% rispetto alla Lira precedente.

Cosicché sarebbe potuto accaduto che due ex milioni di lire adesso si sarebbero chiamate 1000 euro; ma questo rimaneva solo una finzione nominale. Dal momento che in vero potere d'acquisto interno, come tutti abbiamo sperimentato in vivo, quei mille euro corrispondono al potere d'acquisto di circa un milione di lire precedenti.

E adesso ci risiamo.

L'economia italiana ha esaurito ormai da tempo il dono iniquo di quella svalutazione interna a tradimento; cioè, nonostante quel sottosalario originario, l'economia italiana rimasta senza innovazione e senza uno Stato decente, ha perso in quindici anni praticamente l'intera sua capacità di competitività sul mercato esterno che le aveva regalato la svalutazione . Cioè, oramai da diversi anni, i prodotti italiani mediamente all'estero non vendono, e si sono visti sostituiti da troppi concorrenti dei mercati più poveri emergenti.

La recessione attuale tuttora in corso, prova a recuperare concorrenzialità alle nostre merci nell'unico modo ritenuto possibile quando attorno non si vuole cambiare niente delle rendite esistenti e dominanti.

E allora, quando non si vuol cambiare niente in meglio, la recessione causa una corrispettiva nuova svalutazione silenziosa dell'euro interno italiano. 

Il quale euro italiano interno, infatti, alla fine della corsa recessiva volontaria attuale, si ritroverà svalutato per la seconda volta; ed almeno di un altro 25%, 30% già da adesso.
In soldoni, se mille euro di salario o di pensione già valevano solo un milione in potere d'acquisto rispetto alla lira precedente, con la attuale recessione avremo che mille euro nominali in realtà corrisponderanno, come potere d'acquisto effettivo, all'incirca a 700/600 mila delle vecchie lire.

Eccolo il vero progetto risultato in corso e per il quale si sono riuniti in tanti ad attuarlo, prima con Monti a vararlo, e ora con Letta a presidiarlo: distruggere nuovamente il potere d'acquisto dell'euro interno italiano di pensioni normali, piccoli risparmi, di retribuzioni salariali. Così che la Rendita tuttora incontrastata e che ci governa da tempo senza soluzione, possa sperare di durare e sopravvivere al suo stesso fallimento.

Ed in questa pericolosissima e rovinosa condizione, noi Italia, possiamo occuparci solo di processi?

Servono grandi politiche condivise per rilanciare la nazione, per sostenere chi più soffra, e per restituire un lecito sogno di futuro a Donna e Giovani. Servono grandi alleanze tra tutti i produttori di ricchezza tramite lavoro, siano Impresa siano Prestatori.


Ma quale risulta il programma di una parte delle attuali forze di governo oltre a <adesso è la volta buona che me lo levo di torno> ?  
NON PERVENUTO alla nostra conoscenza.

E quale risulta il programma di una parte delle attuali forze di governo oltre a <come osate; non lo toccate>?
NON PERVENUTO alla nostra conoscenza.


Allora noi, nel nostro piccolo e senza certo pretese, inizieremo a provare a riportare la discussione, e la riflessione, su cosa si potrebbe concretamente fare per invertire in positivo la rotta nazionale economico e sociale.
Proveremo a mostrarci che lo si può fare, anche agevolmente, anche nella Ue attuale; se si ha la volontà e non si sia i guardaspalla della Rendita parassita nazionale.
Pertanto, mentre probabilmente anche nei prossimi mesi tutta l'attenzione politica e mediatica risulterà concentrata su fatti di processi e su fatti eventuali loro conseguenti, qui faremo la scelta di non occuparcene nemmeno in un rigo.

Non ci appartiene infatti prendere le parti né di eventuali <linciaggi>, né di eventuali <santificazioni>. 


Ci occuperemo invece, nelle prossime settimane in successione, a rendere visibile e richiamarvi la nostra attenzione, che cambiare non solo si deve, ma si può anche, nella politica nostra economico sociale nazionale.
E a provare di mostrarci che un'altra possibile di nazione è già in mezzo a noi, solo che la si voglia tutti assieme far prevalere. A mostrarci come si possa con grande tranquillità, ed anche dentro le nostre convergenze comunitarie, iniziare a tornare a lavorare assieme.




Il primo, di questi post tematici su quel che insieme si può fare anche domani, viene dedicato al LAVORO.


Altri ne seguiranno, ed a cadenze tra di loro costanti, sulle nostre emergenze risolvibili assieme.

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Si può fare

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EUROPA COMUNITARIA E LAVORO ANCHE ITALIANO


Per quale ragione si è ritenuto di evidenziare e adesso aspetti intra Comunitari trattando di Lavoro Nazionale e della sua situazione. Prima ancora di procedere nel Piano di Rilancio sul Lavoro nazionale.
Perché aspetti Comunitari attuali assai rilevanti risultano ormai collegati inscindibilmente anche alla condizione ed al rilancio del lavoro interno nazionale. Italiano, come anche degli altri Stati comunitari euro allo stesso modo.

Sino ad oggi, tuttavia, la Comunità, senza tanti giri di parole, proprio questo risulta aver imposto a Stati membri dotati di euro:
Sacrificare sino all’estinzione il lavoro equo al connazionale. Sostituendolo sempre più largamente col migrato temporaneo o con la delocalizzazione intra comunitaria di aziende.

Essendosi scelta di rappresentare sino ad ora un solo polo delle sue potenzialità unitarie: QUELLO FINANZIARIO.
Sia entro l’Europa Euro, come nell’Italia Euro tutto questo non può durare.

Non si può intanto infatti non constatare che, pur continuando eventualmente a convivere con una migrazione  programmata dove essa serva veramente e non straripante, l’Italia, così come quasi tutti i Paesi membri Comunitari dotatisi di moneta comune euro, già oggi, pur entro la severa crisi globale attuale, risulterebbero immediatamente, e solo per tale effetto, pressoché a DISOCCUPAZIONE INTERNA ZERO.

Dunque, disoccupazione italiana attuale – 50% di immigrazione attuale, rispetto all’esistente risultato troppo brutalmente sregolato. Cosa ne resterebbe della disoccupazione italiana attuale in saldo, risultato per effetto di una sola sottrazione?  Nel resto dell’Europa euro forse anche meglio.
Pare proprio che emergerebbe una medesima nazione già oggi in piena occupazione. SENZA SUOI DISOCCUPATI. All’interno di una Comunità euro anche essa senza  suoi disoccupati nazionali pur a salari invariati.

Diviene così del tutto evidente che l’attuale disoccupazione di massa europea non sorge dal mercato globale come si vorrebbe tentare di giustificare. Quanto piuttosto da una politica economica comunitaria di sradicamento del proprio lavoro nazionale.

Questa stessa lucida democratica consapevolezza di quanto veramente oggi sta accadendo in Italia ed in Europa risulta essere invece, necessariamente, la prima Frontiera di qualunque Programma di Riforme condivise per la ripresa del lavoro equo e lo sviluppo solidale democratico entro  l’Area euro. Con esso,  anche entro l’Italia che ne fa pienamente parte.

Sapendo che l’euro finanziario della illimitata povertà crescente europea, comunque non si salverebbe senza il Lavoro diffuso e la ricchezza nazionale crescente che esso solo concede. Come già si vede bene.

Il negoziato intra europeo per riscoprire se si può avere concretamente assieme l’Euro di popoli europei prosperi e nel lavoro loro diffuso, e non solo l’attuale euro dell’impoverimento generale europeo, non potrebbe pertanto che vedersi immediatamente  attivato entro l’attuazione del Programma nazionale di Riforma.

Questo Programma non è, infatti, in alcun modo un programma d’autarchia europea o nazionale.

Quanto piuttosto un Programma per riconciliarsi tutti lealmente al proprio interno. Per poter  così soltanto ritornare coesi a competere in positivo nel mondo.
E’ solo a quel punto, infatti, che può avere gli attesi effetti un’azione Riformatrice condivisa  di rilancio del lavoro nazionale in tutte le sue forme in uno Stato italiano che si rinnovi anche in altro.

Il possibile percorso italiano di Riforme apparso anche efficace alla salvaguardia dell’euro deve pertanto necessariamente interagire anche su aspetti intercomunitari in specie del Lavoro per non risultare vanificato.

Dal momento che l’Italia infatti rimane una nazione democratica a vocazione propria Europea Confederata, appariva indispensabile capire come la politica attuale Comunitaria si collochi rispetto ad un incisivo progetto nazionale di Riforma entro lo sviluppo. Previsto con Debito Pubblico italiano in riassorbimento.


L’Italia dunque lo attiva  al proprio interno il suo Piano nazionale di Riforma per lo sviluppo e la ricchezza condivisa crescente. Sapendo ora che devono cambiare in modo rilevante anche Politiche attuali Comunitarie perché possa ritenere di avere pieno successo.







DIRITTO AL  LAVORO



RETRIBUZIONI  SALARIALI

- E’ abbattuto del 40% in un biennio, il prelievo fiscale statale attuale sui salari:   20% subito dal primo anno,  20% il successivo anno ;

Con la differenza createsi in tal modo dalla detassazione rispetto all’attuale complessiva spesa aziendale retributiva subito ricevuta dall’interessato  in busta paga.
L’onere salariale retributivo per l’impresa resta immutato all’oggi, il salario individuale migliora da subito già nel biennio ed in modo anche permanente.

Per condurre entro tre anni ad una base Fiscale fissa definitiva sugli stessi salari senza distinzioni:

-       ALIQUOTA UNICA  sulle retribuzioni indipendentemente dall’importo e non superiore al 26% tutto comprensivo di prelievo; e senza penalizzazioni da cumuli di provenienze;

Quanto alle Pensioni

 tutte quelle sino a duemila euro mese, subito stesso trattamento fiscale del salario.

- Per quelle inferiori a 600 euro, un fisco permanente esente.
           
Con la differenza così creatasi sull’attuale Fisco, subito ricevuta dall’interessato.
Entro il triennio, giunti a regime, anche per tutte le Pensioni stessa aliquota unica come il salario dipendente.


Quanto alle IMPRESE


-   via intanto da subito inammissibile tassa sull’occupazione (irap);  50% primo anno, 50% secondo anno;

via da subito tre punti percentuali  degli attuali  oneri sociali aziendali sui   salari;  ed altri  tre punti di riduzione nel secondo anno.
Per un totale di 6 punti di riduzione degli attuali carichi aziendali intanto nel biennio.


Negli anni successivi al primo, poiché si deve incoraggiare contemporaneamente la produttività ottimale accanto ad un salario medio che torni sempre più decente:

- Il salario da incrementare anno per anno, oltre i contratti base, si lega in modo permanente anche all’esito stesso aziendale.

In pratica:
- ogni azienda avrebbe esente da tasse quanto di utili propri destina a salari aggiuntivi in modo proporzionale per la intera area dei  suoi collaboratori dipendenti;

- inoltre la medesima impresa avrà a suo favore, insieme a questa propria scelta, un multiplo di beneficio  fiscale. Il doppio di quanto destinerà ad integrazione dei suoi salari base, otterrà una tassazione fissa del 12%.

- Quanto a tutto il resto del reddito aziendale, per le aziende che attuino la condivisione, non oltre il 26% di imposizione fiscale complessiva; qualunque sia l’importo del reddito.  Aliquota unica aziendale.
Essendo stato posto ad obiettivo triennale:  stessa aliquota fiscale per salario e per utile aziendale. In quanto lavoro solidale, l’uno e l’altro.
Chi evade, aliquota multipla.

- Sull’intero fatturato esportato il Fisco accorderà un abbuono del 30%; detraibile sopra il complessivo ricavo aziendale prima della formazione del reddito imponibile.

Copertura Finanziaria prevista ai benefici complessivi fiscali

Entro i primi tre mesi di attuazione del programma di defiscalizzazione, verrà approntato un immediato Piano Esecutivo di Tagli alla Spesa Pubblica oggi corrente nel bilancio statale e collegato.
Tagli di Spesa corrente che sin da ora vengono stimati necessari in almeno 80 miliardi il Primo di anno; e non meno di 50 miliardi il secondo di anno.

La Riduzione della Spesa Pubblica attuale in uscita, sarà interessata nel suo intero complesso, nessun settore escluso.
Potendosi, in alcuni casi anche configurare soppressione di intere attuali voci di spesa, così come di riesame complessivo anche di impegni di spesa già assunti ma risultati al momento non ancora passati in parte o per intero in attuazione.


Perché, al momento presente, non vengono già indicati in dettaglio i singoli tagli strutturali di spesa corrente che si intendono immediatamente effettuare?
Per la unica, apparsa bastevole ragione, che, al momento, il  Programma, ed il movimento MPL - Movimento Popolare del Lavoro che lo propone, non dispongono dell’accesso al Bilancio statale corrente di dettaglio operativo; e, nella attuale condizione proponente di Programma, non risultano poter attivare già sin d’ora, a tal fine di conoscenza e dettaglio di valutazione operativa, la DIREZIONE GENERALE DELL’ECONOMIA.
Pertanto i previsti tagli strutturali, non paiono dettagliabili, salvo in quel che segue di intenzioni cornice, se non entro il primo mese di responsabilità eventuali attuative e da parte del Movimento stesso MPL.


I tagli strutturali alla spesa pubblica esistente tuttavia NON INTERESSERANNO SERVIZI REALI ED ESSENZIALI né l’ISTRUZIONE.
In tali aree limitandosi, eventualmente, a criteri di razionalizzazione, a parità, o miglioramento di prestazione.


L’immediatezza, ed anche la consistenza prevista di riduzione della Spesa Pubblica attuale, nascono da questa precisa ed insuperabile esigenza attuale nazionale:

attuare la prevista consistente defiscalizzazione a Lavoro ed Impresa in condizioni reali di invarianza di Bilancio nazionale e dei suoi flussi finanziari, e con Debito pubblico che viene previsto e confermato già in pareggio, e poi calante. 



PERCHE’ FINANZIARE LA INTERA DEFISCALIZZAZIONE CON <TAGLI> ?

Appare infatti indubbio che altri aspetti di Programma potranno di certo consentire miglioramento di gettiti naturali, così come migliori risparmi ulteriori di gestione.

Ma appare altrettanto evidente che, se questa della defiscalizzazione diviene la <Leva> immediata ed essenziale verso il ritorno allo Sviluppo condiviso e nel suo insieme di popolazione, il suo finanziamento non può OGGI avvenire che su equivalenti - o maggiori - disponibilità di Bilancio Pubblico già certe e già esistenti.

E non su aspettative di possibili migliori entrate però solo successive, o migliori attese di risparmi ma anche essi da doversi prima constatare: altrimenti, si comprometterebbero i flussi vitali di cassa di Bilancio statale, il pareggio stesso reale di Bilancio pubblico. E, con essi, la effettiva indipendenza ed autonomia della Nazione italiana.


PERTANTO, DA TUTTO QUESTO EMERGE CHE:

solo il concreto e reale risparmio di spesa sopra l’esistente può finanziare una politica forte di immediata defiscalizzazione; e solo questo tipo di autofinanziamento già certo, all’interno dell’attuale Bilancio pubblico, può concorrere alla condivisione anche in sede Comunitaria con tali scelte irrinunciabili  nazionali interne.
PERCHE’ ATTUATE IN INVARIANZA DI BIANCIO E DEI SUOI SALDI GIA’ PREESISTENTI.



Vita aziendale e del lavoro.

-       Attivazione delle condizioni per la scelta, libera ed eventuale tra le parti aziendali,e  all’interno della vita stessa d’impresa, di una sorta di Livello aziendale formale di Cogestione ordinaria.


Quanto agli ENTI PREVIDENZIALI:

dovrebbero operare per parte propria, in un triennio, una profonda ristrutturazione programmata e anche dei loro stessi assetti globali e costi d’esercizio connessi. Nella previsione sin d’ora che dovrà concorrere anch’esso :

- a far scendere comunque complessivamente del 10%, entro il triennio, il carico aziendale di oneri sociali attuali sul salario.


Se risulterà compreso in modo condiviso da tutti i Soggetti economico sociali interessati – sostenuti attivamente in questo dal concorso Fiscale Centrale - che  il costo del Lavoro della Nazione è in rapporto diretto anche con la migliore Produttività Aziendale, in quanto più essa cresce e più scende il connesso costo del lavoro d’impresa, allora appare ragionevole attendersi nell’insieme degli interventi effettuati un miglioramento intorno ai quindici punti in un triennio del costo del Lavoro Nazionale.





COMMERCIO NAZIONALE


Commercio con il quale s’intende giungere ad un Patto accessorio volontario di stabilità triennale dei prezzi interni.


Si auspica, inoltre, di poter attuare in maniera solidale assieme  col Commercio. Da realizzare su maggiore volume di merci vendute.


“ UN ANNO DEL SALDO ”, magari replicato,  tramite idoneo Sconto prefissato nei beni gestiti dal Commercio nazionale ed i quali espongano il MARCHIO  “ prodotto in Italia / Euro ”.


Il MARCHIO “prodotto in Italia” non potrebbe appartenere che alle produzioni nazionali ideate nate e finite nel loro insieme all’interno del Paese. Così come soltanto a queste condizioni vincolanti lo potrebbe ottenere anche chi esporti all’esterno.



IL TUTTO PREVISTO ASSIEME A :
Fine di ogni compressione sleale interna della stessa base salariale e della occupazione lavorativa nazionale sino ad ora esercitata per mezzo di immigrazione illimitata non gestita e non pianificata.
-        
Di conseguenza, il Programma condiviso PREVEDE CHE :

-       Non si entra per lavoro, e non si resta a lavorare in Italia, fuori della regolarità programmata d’accesso e di soggiorno.
Senza nascondersi dietro al migrante, all’interno di una partita decisiva che rimane prima di tutto nazionale. La quale ultima deve rimanere regolare e leale. Quella del diritto prioritario italiano al lavoro equo nazionale.

In assenza di un visibile cambiamento al riguardo infatti l’Italia delle Riforme continuerebbe a rimanere ugualmente, per quanti sforzi si faccia e risorse siano impiegate, una nazione prevalente di disoccupati italiani ed italiane.



Il Programma di Riforme condivise dei produttori di ricchezza nazionale, INVERTIRA’ LA ROTTA a tale riguardo.

NELLA PRATICA DI EFFETTI :

- L’Italia reintrodurrà per un biennio il visto obbligatorio e Passaporto - a chi non abbia nazionalità dei Paesi euro - per avere accesso dall’esterno al proprio territorio.

Per la ragione dei serissimi rischi di ordine pubblico e di infiltrazione larga della malavita organizzata nazionale ed esterna visti troppo spesso inscindibilmente risultati connessi alle medesime numerosissime anomale presenze sopra il territorio nazionale.
Il che non è in alcun modo un giudizio sopra delle singole Persone. Quanto sull’uso prevalente illecito e spietato che emerge esserne stato fatto da tempo.



Diverso sarà l’intendimento verso la malavita organizzata anche non nazionale.

Tra i provvedimenti d’accompagnamento alle nuove scelte nazionali al riguardo verrà, infatti, anche attivata l’estensione della Legislazione Antimafia alla Malavita non italiana, ma che sarà accertata delinquere sul territorio italiano in forma organizzata.  Comprensiva della analoga sequestrabilità di beni anche individuali personali se risultati così formatisi in Italia da profitti di queste illecite condotte.  Con i relativi proventi destinati a un Fondo Unico di Sostegno alle loro stesse vittime.

La Guardia di Finanza attiverà una sua Sezione dedicata all’investigazione interna  finanziaria anticrimine extranazionale.

Sarà inoltre attivata l’estensione del Regime penitenziario aggravato già previsto contro la mafia anche a chi  da straniero dovesse risultare condannato in Italia per importazione, detenzione, commercio, ed induzione di esseri umani in stato schiavitù.
Addebito analogo e relative sanzioni saranno estese anche a trasportatori, italiani e non, di esseri umani in Italia sia per mare che per terra in forme illegali con il sequestro amministrativo dei mezzi impiegati in flagranza di reato. In quanto ritenuti costoro responsabili di azioni assimilate a partecipazione attiva e decisiva in favoreggiamento del commercio di esseri umani verso l’Italia.

La condizione di clandestinità in quanto  tale tuttavia non viene prevista assoggettata a regime di sanzione carceraria. 

Quanto ai minori identificati in queste condizioni, lo Stato italiano attiverà d’ufficio la legislazione vigente che già ne prevede la sostituzione genitoriale anche verso italiani. Affidandoli per intanto a Centri appositi di tutela e sostentamento. Fatta salva la facoltà dei loro genitori naturali di volerli condurre con sé fuoriuscendo dall’Italia.

E’ prevista una specifica attenzione per la condizione Femminile che dovesse risultare essere stata fatta oggetto di condizioni di schiavitù entro l’Italia. Dal momento che verrà drenata ed intercettata anche tutta quella immessa in commercio in tale condizione sulle strade.

Nei suoi confronti lo Stato italiano delle Riforme prevede infatti, in alternativa all’immediato allontanamento dal Paese, l’opzione personale di un “permesso provvisorio di soggiorno” finalizzato al proprio recupero di condizioni pienamente libere ed umane. In strutture di alloggio finalizzate. Per una successiva uscita dall’Italia assistita e protetta.
Per chi scelga di rientrare nel proprio Paese di provenienza lo Stato italiano preventiva di attivare, in accordo con i rispettivi Governi e l’Onu, Progetti finalizzati di sviluppo sul posto. Finanziati anche con i proventi sorti da sequestri in Italia di beni risultati della malavita organizzata internazionale.

Il Programma prevede anche un avvio parallelo di relative negoziazioni intra comunitarie. Altrettanto anche con nazioni extra comunitarie.


Da quel momento, prosciugata la clandestinità attuale risultata oggi dilagante dentro la nazione, e prosciugati i benefici iniqui di chi ora se ne servono, sarà interamente possibile e doveroso dispiegare una accoglienza paritaria equa, dignitosa, tutelata in ogni diritto, anche alla collaborazione programmata e regolare di non italiani all’interno di un Paese solidale che ritorna a crescere coeso.

Italia la quale anche nel Programma virtuale sa già di essere multi etnica ed intende mantenersi tale per sua scelta. Nella legalità però e nella condivisione della sua intera popolazione.


DA TALI ATTI E PREMESSE, SIA NEL PRESENTE COME PER IL FUTURO:

- segmenti occupazionali rivelatisi sguarniti, o altri spazi di lavoro eventualmente risultati necessari, saranno offerti al collaboratore e collaboratrice regolare che viene dall’esterno.

Con la consapevolezza che non può esistere alcuna seria difesa del Lavoro e del lavoratore nazionale senza la contemporanea difesa intransigente del suo concreto diritto prioritario alla propria occupazione.  All’interno di un Ordine Pubblico nazionale tornato sotto controllo.


- L’intera questione della presenza dell’immigrazione sopra il territorio italiano troverà pertanto anche altre coerenti regolamentazioni d’attuazione al suo riordino compatibile con l’interesse nazionale prioritario:

- Le richieste di lavoro dei connazionali saranno previste con loro accesso prioritario per funzioni offerte e chieste; con utilizzo solo successivo ed integrativo di richieste di lavoro similari provenienti da parte di altre nazionalità non italiane.

- La scadenza del lavoro programmato, corrisponderà alla scadenza naturale del soggiorno temporaneo avuto con quel fine, con uscita effettiva e conseguente dal Paese dell’interessato entro due mesi, accompagnata dal relativo sussidio d’uscita;

- I preesistenti permessi di soggiorno illimitato in Italia decadono tutti di validità, tornando indistintamente annuali. Il loro automatico rinnovo coinciderà con la dimostrazione del possesso ulteriore di condizioni retribuite di lavoro e domicilio.

- Contributo IN BUSTA PAGA al connesso diretto costo di accoglienza del lavoratore/lavoratrice di altra nazionalità : 5% a carico del lavoratore temporaneo;  5%  a carico dell’azienda utilizzatrice. 
I relativi importi saranno direttamente impiegati dalle autonomie comunali per la creazione di proporzionati spazi abitativi, ben integrati nella comunità locale, per  l’alloggio in primo accesso del lavoratore di altra nazionalità. E per i servizi relativi d’accoglienza dello stesso e di suoi familiari. Con obbligo di rendiconto dalle Autonomie.

- Viene fatto divieto assoluto alle Autonomie territoriali, pena scioglimento delle stesse e riconvocazione dei comizi, di predisporre od ammettere baraccopoli immigrate, o similari, nel proprio territorio.

Il bambino o la bambina che nasce da genitori stranieri presenti in Italia con regolare soggiorno temporaneo, acquisisce, al conseguimento della sua Maggiore Età Legale, con ciò stesso il diritto personale inalienabile di poter scegliere per sé la NAZIONALITA’ italiana. Il diritto individuale alla opzione personale del minore per la nazionalità italiana rimarrà impregiudicato anche se esercitato, allorché maggiorenne, da altro Paese di residenza. Previo accertamento di identità sicura coincidente del richiedente, anche negli uffici Consolari italiani all’estero.

-   Il lavoratore temporaneo entrato in Italia regolarmente per questo fine in base alla relativa programmazione nazionale del lavoro, sarà anch’egli dotato già all’ingresso della Carta D’Identità Italiana nominativa di identificazione – come del resto anche tutti gli italiani -  e recante: Lavoro.
La quale, nel caso di operatore straniero temporaneo, conterrà anche data di accesso e di scadenza del soggiorno.
Il documento farà parte integrante obbligatoria della Documentazione individuale necessaria alla assunzione presso qualsiasi Attività Italiana che utilizzi lavoro dipendente o per auto attivazioni d’Impresa in Italia.
La prevista Carta di identità e di funzione, del tutto uguale per italiani e non italiani, verrà rilasciata presso le Anagrafi delle Autonomie Comunali. Tramite terminali in linea con le Prefetture. Le quali ultime ne abiliteranno le singole richieste di non italiani assolti sollecitamente i relativi riscontri.
In assenza di questo ordinario documento, che verrà infatti richiamato in ogni atto di assunzione aziendale così come retributivo, non sarà possibile accedere a rapporti di lavoro entro la nazione tanto ad italiani come a non italiani.  

-  Le precedenti normative nel loro complesso hanno valore anche per residenti temporanei di nazionalità comunitarie i quali intendano stabilirsi in Italia per motivi di lavoro.
Ad Essi tuttavia, per obbligazioni intra comunitarie, lo Stato italiano riconosce comunque la piena mobilità nel territorio nazionale per tre mesi anche in assenza di occupazione prestabilita a motivo della richiesta d’ingresso. Presenza questa che tuttavia non concede di per sé stessa accesso ad alcuna occupazione lavorativa sull’intero territorio nazionale. A queste presenze occasionali comunitarie non verrà infatti rilasciata la Carta d’identificazione nazionale italiana e unica idonea anche all’ammissione al Lavoro. In quanto presenze queste ultime equiparate a Turismo temporaneo.
Fanno deroga illimitata gli accessi di studio, ricerca, impresa, registratisi come tali.

- Al momento dell’accesso presso la sede di lavoro dell’immigrato/immigrata temporanea, l’azienda assuntrice comunicherà l’intervenuta assunzione all’Ente territorio Comune dove risiede. Da quel momento il lavoratore/lavoratrice straniero avrà attivato presso il competente ufficio comunale l’individuazione di una sorta di “tutor” per tutta la durata della residenza e a cui rivolgersi.

- Tramite il “tutor” il lavoratore/lavoratrice regolare di altra nazionalità, temporaneamente residente, verrà immediatamente informato di SERVIZI di ACCOGLIENZA attivatesi,

- Eventuale occupazione clandestina, o in “nero” d’emigrati - così come peraltro di connazionali - determinerà sull’azienda italiana la sanzione monetaria pari ad un’annualità del costo di retribuzione regolare per quella funzione. In caso di recidiva attiverà aggiuntiva la sanzione sull’azienda della propria chiusura da uno a tre mesi continuativi.

- Il lavoratore/lavoratrice regolare eventualmente trovatosi utilizzato in condizioni di lavoro “nero” non perde il permesso di soggiorno; mentre l’azienda incorre nell’assunzione immediata in organico regolare e per non meno di mesi sei. Oltre alle già previste altre sanzioni. Tali ultime previsioni valgono anche per italiani.

- Nel caso di condanne penali riportate in giudicato, il lavoratore temporaneo decade dal premesso di soggiorno e viene reimpatriato; nel caso di reati gravi contro la Persona e contro la figura giuridica dello Stato, il lavoratore temporaneo sarà tenuto a scontare la condanna prima del rimpatrio subito successivo.

- Entro un anno dall’entrata in Vigore delle Normative di Accoglienza ogni Amministrazione Comunale dovrà aver monitorato nominativamente tutti i residenti pro tempore di altre nazionalità risultati già presenti sul suo territorio e le relative regolari occupazioni assolte e i domicili abitativi degli stessi. Entro il secondo anno dovranno essere state estese anche a loro tutte le precedenti procedure di accoglienza di cui sopra.

-  I lavoratori e le lavoratrici non nazionali risultati presenti in Italia in forme regolari per dieci anni continuativi – in assenza di fatti giudiziari e comportamentali personali che lo impediscano - acquisiscono con ciò stesso la propria facoltà di poter chiedere per se, ed il proprio eventuale intero nucleo familiare, la NAZIONALITA’ italiana; con contemporanea rinuncia alla propria di nazionalità precedente. Una condizione questa vincolante e necessaria.
La presenza in Italia intervenuta in condizione personale di contestata clandestinità preclude tuttavia il maturare di qualsiasi diritto individuale anche successivo di richiesta di nazionalità. Il diritto di voto in Italia coincide con  il possesso della nazionalità.

- I Flussi programmati di operatori stranieri in Italia, anche se aggregati in piena collaborazione con le Autonomie Regionali e le Associazioni di Aziende, resteranno di competenza Statale nella loro definizione esecutiva e nei controlli di monitoraggio d’attuazione. Poiché investono la tutela di diritti costituzionali italiani primari, e d’ordine pubblico potenziale. Di competenza dello Stato e che devono rimanere assicurati uniformi su tutta la nazione.

Presso i Consolati italiani, e in ogni caso anche tramite Internet in apposito sito Consolare, ogni potenziale lavoratrice o lavoratore non italiano potrà essere informato in tempo reale se in Italia vi sia al momento Richiesta di lavoro ed in quale specifica mansione e Regione ed in quale azienda.
Il lavoro in Italia può anche avere carattere strettamente  stagionale. In questo caso il lavoratore lavoratrice non italiana è consapevole che al termine sarà tenuto a lasciare senza eccezione il territorio nazionale; salvo altri eventuali rientri successivi per il medesimo fine. La sanzione all’inadempienza d’uscita comporterebbe anche l’esclusione da accessi successivi pur se già previsti.

Lo Stato italiano inoltre prevede sin da ora, ed in via generale e permanente,
-       di dichiarare temporaneamente sospesa la propria capacità di accoglienza al lavoro esterno ogni qual volta la DISOCCUPAZIONE PROPRIA NAZIONALE risultasse superare il 2 per cento. In base al criterio evidente che non si possa dare lavoro ad altri quando sia senza lavoro la propria di popolazione.

Nel caso di una tale intervenuta temporanea condizione nazionale ne verrà data comunicazione anche agli Organi Comunitari.


Allo stesso tempo l’Italia delle Riforme finalizzate allo sviluppo, che sa già di essere e senza proprio disagio alcuno multi etnica, e la quale riordina con grande severità gli abusi avvenuti contro il Lavoro nazionale e anche contro la stessa Immigrazione condivisa, non consentirà qualsiasi manifestazione di intolleranza e di mancanza di rispetto in generale agli ospitati all’interno della popolazione nazionale.
Anche perché, l’Italia che torna a crescere coesa, sarà sempre fraternamente accogliente a chi potrà ospitare.

Così come attiverà concretamente, dove concessole, Programmi congiunti di sviluppo anche direttamente nelle nazioni di cui non può oggi ospitare dignitosamente intere popolazioni senza schiacciare al tempo stesso irrimediabilmente le proprie.

L’Italia delle Riforme nel suo riordino e rilancio interno, infatti, non si chiude. Al contrario, proprio dal suo stesso riordino interno si apre alla piena vocazione naturale di scambi culturali, commerciali ed economici innanzi tutto con le nazioni mediterranee rivierasche. E poi con tutte.


SUL PIANO COMUNITARIO:

-   Azione italiana a livello Comunitario per  il riallineamento di tutti i produttori e lavoratori europei di Stati membri all’effettiva pari concorrenza tra loro;

La base monetaria Comunitaria europea per la formazione del costo del lavoro non può che essere sostanzialmente equiparabile tra gli Stati membri. Lasciando alle dedizioni ed alle scelte degli interessati fare eventuali differenze entro una Unione. Non ai valori diversi monetari tra gli Stati associati. Vanno pertanto promossi a tale riguardo correttivi idonei, e tempestivi, Comunitari di riequilibrio tra Stati membri. A questo devono provvedere le relative intese intra Comunitarie.
S’intende infatti favorire lo sviluppo di tutto l’insieme dei popoli comunitari; ma senza inattese quanto indisponibili vittime predestinate tra di essi.




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