Premessa:
non possiamo non osservare che la nostra politica nazionale risulta avere trascorso questa estate 2013 sostanzialmente accappigliandosi tra
chi pare persegua <adesso è la volta buona che me lo levo di torno>
e chi vi contrappone <ma come vi permettete; non lo toccate> .
Intanto noi Italia rimaniamo in Recessione volontaria anche quest'anno; che poi altro non è, la nostra recessione, se non una pesante svalutazione dell'euro interno italiano. E realizzata appunto con la recessione nostra intenzionale.
Svalutazione interna che pagano, come ovunque, i redditi fissi da pensione normali, i piccoli risparmi d'esistenza personale, i salari da lavoro dipendente.
Non a caso è stata preventivamente per tempo sospesa la rivalutazione automatica appunto alle pensioni; e non a caso risultano bloccati i rinnovi contrattuali da lavoro.
Se infatti le pensioni e i salari si rivalutassero sulla perdita di potere d'acquisto che stanno subendo, non si avrebbe una svalutazione del potere d'acquisto italiano interno. E, di conseguenza, la Recessione nostra nazionale, risulterebbe del tutto inutile a chi l'ha voluta come a chi la persegue ancora adesso.
La novità di questa svalutazione interna attuata tramite la Recessione ancora in corso, è che questa volta nel mirino della politica economica nazionale e comunitaria risultano esservi finite anche la maggior parte delle medie e piccole imprese.
E la ragione per la quale anche le Imprese nazionali siano finite nel mirino recessivo risulta derivare dal fatto che la politica comunitaria attuale ci sta imponendo, esattamente come a Grecia e Spagna, di demolire i consumi interni per spostare l'economia nazionale sopravvissuta in prevalenza verso l'esportazione.
Ma la demolizione dei consumi interni italiani, applicata ad una nazione la quale, come appunto l'Italia, mostrava un proprio pil basato per circa il 70% sui consumi interni, ha significato perseguire lucidamente la estinzione di larghissima parte del tessuto produttivo ed aziendale nazionale. Come, infatti, nonostante le più diverse chiacchiere, sta tuttora accadendo.
Ma la demolizione dei consumi interni italiani, applicata ad una nazione la quale, come appunto l'Italia, mostrava un proprio pil basato per circa il 70% sui consumi interni, ha significato perseguire lucidamente la estinzione di larghissima parte del tessuto produttivo ed aziendale nazionale. Come, infatti, nonostante le più diverse chiacchiere, sta tuttora accadendo.
E come risulta venire perseguito questo riorientamento forzoso, e non detto, dell'intera economia italiana? offrendo alle aziende supersiti e che proveranno a riorientarsi in prevalenza verso l'esportazione, ancora una volta lo strumento iniquo del sottosalario strutturale.
Infatti, l'euro interno italiano risulta avere subito una fortissima svalutazione rispetto al potere d'acquisto della lira precedente già nella fase immediatamente iniziale; e conseguito con la allora volontaria sopravvalutazione del cambio Lira/Euro. E' per effetto di quella svalutazione sempre taciuta che il potere d'acquisto interno italiano sarebbe risultato svalutato, in pochissimo tempo, tra il 40/50% rispetto alla Lira precedente.
Cosicché sarebbe potuto accaduto che due ex milioni di lire adesso si sarebbero chiamate 1000 euro; ma questo rimaneva solo una finzione nominale. Dal momento che in vero potere d'acquisto interno, come tutti abbiamo sperimentato in vivo, quei mille euro corrispondono al potere d'acquisto di circa un milione di lire precedenti.
E adesso ci risiamo.
L'economia italiana ha esaurito ormai da tempo il dono iniquo di quella svalutazione interna a tradimento; cioè, nonostante quel sottosalario originario, l'economia italiana rimasta senza innovazione e senza uno Stato decente, ha perso in quindici anni praticamente l'intera sua capacità di competitività sul mercato esterno che le aveva regalato la svalutazione . Cioè, oramai da diversi anni, i prodotti italiani mediamente all'estero non vendono, e si sono visti sostituiti da troppi concorrenti dei mercati più poveri emergenti.
La recessione attuale tuttora in corso, prova a recuperare concorrenzialità alle nostre merci nell'unico modo ritenuto possibile quando attorno non si vuole cambiare niente delle rendite esistenti e dominanti.
E allora, quando non si vuol cambiare niente in meglio, la recessione causa una corrispettiva nuova svalutazione silenziosa dell'euro interno italiano.
Il quale euro italiano interno, infatti, alla fine della corsa recessiva volontaria attuale, si ritroverà svalutato per la seconda volta; ed almeno di un altro 25%, 30% già da adesso.
In soldoni, se mille euro di salario o di pensione già valevano solo un milione in potere d'acquisto rispetto alla lira precedente, con la attuale recessione avremo che mille euro nominali in realtà corrisponderanno, come potere d'acquisto effettivo, all'incirca a 700/600 mila delle vecchie lire.
Eccolo il vero progetto risultato in corso e per il quale si sono riuniti in tanti ad attuarlo, prima con Monti a vararlo, e ora con Letta a presidiarlo: distruggere nuovamente il potere d'acquisto dell'euro interno italiano di pensioni normali, piccoli risparmi, di retribuzioni salariali. Così che la Rendita tuttora incontrastata e che ci governa da tempo senza soluzione, possa sperare di durare e sopravvivere al suo stesso fallimento.
Ed in questa pericolosissima e rovinosa condizione, noi Italia, possiamo occuparci solo di processi?
Servono grandi politiche condivise per rilanciare la nazione, per sostenere chi più soffra, e per restituire un lecito sogno di futuro a Donna e Giovani. Servono grandi alleanze tra tutti i produttori di ricchezza tramite lavoro, siano Impresa siano Prestatori.
Ma quale risulta il programma di una parte delle attuali forze di governo oltre a <adesso è la volta buona che me lo levo di torno> ?
NON PERVENUTO alla nostra conoscenza.
E quale risulta il programma di una parte delle attuali forze di governo oltre a <come osate; non lo toccate>?
NON PERVENUTO alla nostra conoscenza.
Allora noi, nel nostro piccolo e senza certo pretese, inizieremo a provare a riportare la discussione, e la riflessione, su cosa si potrebbe concretamente fare per invertire in positivo la rotta nazionale economico e sociale.
Proveremo a mostrarci che lo si può fare, anche agevolmente, anche nella Ue attuale; se si ha la volontà e non si sia i guardaspalla della Rendita parassita nazionale.
Pertanto, mentre probabilmente anche nei prossimi mesi tutta l'attenzione politica e mediatica risulterà concentrata su fatti di processi e su fatti eventuali loro conseguenti, qui faremo la scelta di non occuparcene nemmeno in un rigo.
Non ci appartiene infatti prendere le parti né di eventuali <linciaggi>, né di eventuali <santificazioni>.
Non ci appartiene infatti prendere le parti né di eventuali <linciaggi>, né di eventuali <santificazioni>.
Ci occuperemo invece, nelle prossime settimane in successione, a rendere visibile e richiamarvi la nostra attenzione, che cambiare non solo si deve, ma si può anche, nella politica nostra economico sociale nazionale.E a provare di mostrarci che un'altra possibile di nazione è già in mezzo a noi, solo che la si voglia tutti assieme far prevalere. A mostrarci come si possa con grande tranquillità, ed anche dentro le nostre convergenze comunitarie, iniziare a tornare a lavorare assieme.
Il primo, di questi post tematici su quel che insieme si può fare anche domani, viene dedicato al LAVORO.
Altri ne seguiranno, ed a cadenze tra di loro costanti, sulle nostre emergenze risolvibili assieme.
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Si può fare
Si può fare
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EUROPA
COMUNITARIA E LAVORO ANCHE ITALIANO
Per quale ragione si è ritenuto di evidenziare e
adesso aspetti intra Comunitari trattando di Lavoro Nazionale e della sua
situazione. Prima ancora di procedere nel Piano di Rilancio sul Lavoro
nazionale.
Perché aspetti Comunitari attuali assai rilevanti
risultano ormai collegati inscindibilmente anche alla condizione ed al rilancio
del lavoro interno nazionale. Italiano, come anche degli altri Stati comunitari
euro allo stesso modo.
Sino ad oggi, tuttavia, la Comunità, senza tanti
giri di parole, proprio questo risulta aver imposto a Stati membri dotati di
euro:
Sacrificare
sino all’estinzione il lavoro equo al connazionale. Sostituendolo
sempre più largamente col migrato temporaneo o con la delocalizzazione intra
comunitaria di aziende.
Essendosi
scelta di rappresentare sino ad ora un solo polo delle sue potenzialità
unitarie: QUELLO FINANZIARIO.
Sia entro l’Europa Euro, come nell’Italia Euro tutto questo non può durare.
Non si può intanto infatti non constatare che, pur
continuando eventualmente a convivere con una migrazione programmata dove essa serva veramente e non
straripante, l’Italia, così come
quasi tutti i Paesi membri Comunitari dotatisi di moneta comune euro, già oggi, pur entro la severa crisi
globale attuale, risulterebbero immediatamente, e solo per tale effetto,
pressoché a DISOCCUPAZIONE
INTERNA ZERO.
Dunque, disoccupazione
italiana attuale – 50% di immigrazione attuale, rispetto all’esistente
risultato troppo brutalmente sregolato. Cosa ne resterebbe della disoccupazione
italiana attuale in saldo, risultato per effetto di una sola sottrazione? Nel resto dell’Europa euro forse anche
meglio.
Pare
proprio che emergerebbe una medesima nazione già oggi in piena occupazione. SENZA SUOI DISOCCUPATI. All’interno di una Comunità euro anche essa
senza suoi disoccupati nazionali pur a
salari invariati.
Diviene così
del tutto evidente che l’attuale
disoccupazione di massa europea non sorge dal mercato globale come si vorrebbe
tentare di giustificare. Quanto piuttosto da una politica economica comunitaria
di sradicamento del proprio lavoro nazionale.
Questa stessa
lucida democratica consapevolezza di quanto veramente oggi sta accadendo in
Italia ed in Europa risulta essere invece, necessariamente, la prima
Frontiera di qualunque Programma di Riforme condivise per la ripresa del
lavoro equo e lo sviluppo solidale democratico entro l’Area euro. Con esso, anche entro l’Italia che ne fa pienamente
parte.
Sapendo che l’euro finanziario della illimitata
povertà crescente europea, comunque non
si salverebbe senza il Lavoro diffuso e la ricchezza nazionale crescente
che esso solo concede. Come già si vede bene.
Il negoziato intra europeo per riscoprire se si può
avere concretamente assieme l’Euro di popoli europei prosperi e nel lavoro loro
diffuso, e non solo l’attuale euro dell’impoverimento generale europeo, non
potrebbe pertanto che vedersi immediatamente
attivato entro l’attuazione del Programma nazionale di Riforma.
Questo
Programma non è, infatti, in alcun modo un programma d’autarchia europea o
nazionale.
Quanto
piuttosto un Programma per riconciliarsi tutti lealmente al proprio interno. Per poter così soltanto
ritornare coesi a competere in positivo nel mondo.
E’ solo a quel punto, infatti, che può avere gli
attesi effetti un’azione Riformatrice condivisa
di rilancio del lavoro nazionale in tutte le sue forme in uno Stato
italiano che si rinnovi anche in altro.
Il possibile percorso italiano di Riforme apparso anche efficace alla salvaguardia
dell’euro deve pertanto necessariamente interagire anche su aspetti
intercomunitari in specie del Lavoro per non risultare vanificato.
Dal momento che l’Italia infatti
rimane una nazione democratica a
vocazione propria Europea Confederata, appariva indispensabile capire come
la politica attuale Comunitaria si collochi rispetto ad un incisivo progetto
nazionale di Riforma entro lo sviluppo. Previsto con
Debito Pubblico italiano in riassorbimento.
L’Italia
dunque lo attiva al proprio interno il
suo Piano nazionale di Riforma per lo sviluppo e la ricchezza condivisa
crescente. Sapendo ora che devono cambiare in modo rilevante anche Politiche
attuali Comunitarie perché possa ritenere di avere pieno successo.
DIRITTO
AL LAVORO
RETRIBUZIONI SALARIALI
- E’ abbattuto del 40% in un biennio, il prelievo fiscale
statale attuale sui salari: 20%
subito dal primo anno, 20% il successivo
anno ;
Con la
differenza createsi in tal modo dalla detassazione rispetto all’attuale
complessiva spesa aziendale retributiva subito ricevuta dall’interessato in busta paga.
L’onere
salariale retributivo per l’impresa resta immutato all’oggi, il salario
individuale migliora da subito già nel biennio ed in modo anche permanente.
Per condurre entro tre anni ad una base
Fiscale fissa definitiva sugli stessi salari senza distinzioni:
-
ALIQUOTA UNICA sulle retribuzioni indipendentemente
dall’importo e non
superiore al 26% tutto comprensivo di prelievo; e senza
penalizzazioni da cumuli di provenienze;
Quanto
alle Pensioni
tutte quelle sino
a duemila euro mese, subito stesso trattamento fiscale del salario.
- Per quelle inferiori a 600 euro, un fisco
permanente esente.
Con la
differenza così creatasi sull’attuale Fisco, subito ricevuta
dall’interessato.
Entro il
triennio, giunti a regime, anche per tutte le Pensioni stessa aliquota unica
come il salario dipendente.
Quanto
alle IMPRESE
- via intanto da subito inammissibile tassa
sull’occupazione (irap); 50% primo anno, 50% secondo anno;
- via
da subito tre punti percentuali degli
attuali oneri sociali aziendali sui salari;
ed altri tre punti di riduzione
nel secondo anno.
Per un totale
di 6 punti di riduzione degli attuali carichi aziendali intanto nel
biennio.
Negli anni successivi al primo,
poiché si deve incoraggiare contemporaneamente la produttività ottimale accanto
ad un salario medio che torni sempre più decente:
- Il salario da
incrementare anno per anno, oltre i contratti base, si lega in modo permanente
anche all’esito stesso aziendale.
In pratica:
- ogni azienda avrebbe esente da tasse
quanto di utili propri destina a salari aggiuntivi in modo proporzionale per la
intera area dei suoi collaboratori
dipendenti;
- inoltre la
medesima impresa avrà a suo favore, insieme a questa propria scelta, un
multiplo di beneficio fiscale. Il doppio di quanto destinerà ad
integrazione dei suoi salari base, otterrà una tassazione fissa del 12%.
- Quanto a
tutto il resto del reddito aziendale, per
le aziende che attuino la condivisione, non oltre il 26% di imposizione fiscale complessiva; qualunque sia l’importo del
reddito. Aliquota unica aziendale.
Essendo stato posto ad
obiettivo triennale: stessa aliquota
fiscale per salario e per utile aziendale.
In quanto lavoro solidale, l’uno e l’altro.
Chi evade, aliquota multipla.
- Sull’intero fatturato esportato il Fisco accorderà un abbuono del 30%; detraibile sopra il complessivo
ricavo aziendale prima della formazione del reddito imponibile.
Copertura
Finanziaria prevista ai benefici complessivi fiscali
Entro i primi tre
mesi di attuazione del programma di defiscalizzazione, verrà approntato un
immediato Piano Esecutivo di Tagli alla Spesa Pubblica oggi corrente nel
bilancio statale e collegato.
Tagli di Spesa
corrente che sin da ora vengono stimati necessari in almeno 80 miliardi il
Primo di anno; e non meno di 50 miliardi il secondo di anno.
La Riduzione della Spesa Pubblica attuale in
uscita, sarà interessata nel suo intero complesso, nessun settore escluso.
Potendosi, in
alcuni casi anche configurare soppressione di intere attuali voci di spesa,
così come di riesame complessivo anche di impegni di spesa già assunti ma
risultati al momento non ancora passati in parte o per intero in attuazione.
Perché,
al momento presente, non vengono già
indicati in dettaglio i singoli tagli strutturali di spesa corrente che si
intendono immediatamente effettuare?
Per la unica,
apparsa bastevole ragione, che, al momento, il Programma,
ed il movimento MPL - Movimento Popolare del Lavoro che lo propone, non
dispongono dell’accesso al Bilancio statale corrente di dettaglio operativo; e,
nella attuale condizione proponente di Programma, non risultano poter attivare
già sin d’ora, a tal fine di conoscenza e dettaglio di valutazione operativa,
la DIREZIONE GENERALE DELL’ECONOMIA.
Pertanto i previsti tagli strutturali, non paiono
dettagliabili, salvo in quel che segue di intenzioni cornice, se non entro il
primo mese di responsabilità eventuali attuative e da parte del Movimento
stesso MPL.
I tagli strutturali alla spesa pubblica esistente tuttavia
NON INTERESSERANNO SERVIZI REALI ED ESSENZIALI né l’ISTRUZIONE.
In tali aree limitandosi, eventualmente, a criteri di
razionalizzazione, a parità, o miglioramento di prestazione.
L’immediatezza, ed anche la consistenza prevista di riduzione della
Spesa Pubblica attuale, nascono da questa precisa ed insuperabile esigenza
attuale nazionale:
attuare la prevista consistente defiscalizzazione a Lavoro
ed Impresa in condizioni reali di invarianza di Bilancio nazionale e dei suoi
flussi finanziari, e con Debito pubblico che viene previsto e confermato già in
pareggio, e poi calante.
PERCHE’
FINANZIARE LA INTERA DEFISCALIZZAZIONE CON <TAGLI> ?
Appare infatti indubbio che altri
aspetti di Programma potranno di certo consentire miglioramento di gettiti
naturali, così come migliori risparmi ulteriori di gestione.
Ma appare
altrettanto evidente che, se questa della defiscalizzazione diviene la
<Leva> immediata ed essenziale verso il ritorno allo Sviluppo condiviso e
nel suo insieme di popolazione, il suo finanziamento non può OGGI avvenire che su
equivalenti - o maggiori - disponibilità di Bilancio Pubblico già certe e già
esistenti.
E non su aspettative di possibili
migliori entrate però solo successive, o migliori attese di risparmi ma anche
essi da doversi prima constatare: altrimenti, si
comprometterebbero i flussi vitali di cassa di Bilancio statale, il pareggio
stesso reale di Bilancio pubblico. E, con essi, la effettiva
indipendenza ed autonomia della Nazione italiana.
PERTANTO,
DA TUTTO QUESTO EMERGE CHE:
solo il concreto e
reale risparmio di spesa sopra l’esistente può finanziare una politica forte di
immediata defiscalizzazione; e solo questo
tipo di autofinanziamento già certo, all’interno dell’attuale Bilancio
pubblico, può concorrere alla condivisione anche in sede Comunitaria con tali
scelte irrinunciabili nazionali interne.
PERCHE’ ATTUATE IN
INVARIANZA DI BIANCIO E DEI SUOI SALDI GIA’ PREESISTENTI.
Vita aziendale
e del lavoro.
-
Attivazione delle condizioni
per la scelta, libera ed eventuale tra le parti aziendali,e all’interno della vita stessa d’impresa, di
una sorta
di Livello aziendale formale di
Cogestione ordinaria.
Quanto agli
ENTI PREVIDENZIALI:
dovrebbero operare per parte
propria, in un triennio, una profonda ristrutturazione programmata e anche dei
loro stessi assetti globali e costi d’esercizio connessi. Nella previsione sin
d’ora che dovrà concorrere anch’esso :
- a far
scendere comunque complessivamente del 10%, entro il triennio, il carico
aziendale di oneri sociali attuali sul salario.
Se risulterà
compreso in
modo condiviso da tutti i Soggetti economico sociali interessati – sostenuti
attivamente in questo dal concorso Fiscale Centrale - che il costo del Lavoro della Nazione è in
rapporto diretto anche con la migliore Produttività Aziendale, in quanto
più essa cresce e più scende il connesso costo del lavoro d’impresa, allora appare
ragionevole attendersi nell’insieme degli interventi effettuati un miglioramento
intorno ai quindici punti in un triennio
del costo del Lavoro Nazionale.
COMMERCIO
NAZIONALE
Commercio con il quale s’intende
giungere ad un Patto accessorio volontario di stabilità triennale dei prezzi
interni.
Si auspica, inoltre, di poter attuare in maniera solidale
assieme col Commercio. Da realizzare
su maggiore volume di merci vendute.
“ UN
ANNO DEL SALDO ”, magari replicato,
tramite idoneo Sconto prefissato nei beni
gestiti dal Commercio nazionale ed i quali espongano il MARCHIO “ prodotto in Italia / Euro ”.
Il MARCHIO
“prodotto in Italia” non potrebbe appartenere che alle produzioni
nazionali ideate nate e finite nel loro insieme all’interno del Paese. Così
come soltanto a queste condizioni vincolanti lo potrebbe ottenere anche chi
esporti all’esterno.
IL TUTTO PREVISTO ASSIEME A :
Fine di ogni compressione sleale interna della
stessa base salariale e della occupazione lavorativa nazionale sino ad ora
esercitata per mezzo di immigrazione illimitata non gestita e non pianificata.
-
Di conseguenza, il Programma condiviso PREVEDE CHE :
-
Non si entra per
lavoro, e non si resta a lavorare in Italia, fuori della regolarità programmata
d’accesso e di soggiorno.
Senza nascondersi dietro al
migrante, all’interno di una partita decisiva che rimane prima di tutto
nazionale. La quale ultima deve rimanere regolare e leale. Quella del diritto prioritario italiano al
lavoro equo nazionale.
In assenza di un visibile cambiamento al riguardo infatti l’Italia delle Riforme
continuerebbe a rimanere ugualmente, per quanti sforzi si faccia e risorse
siano impiegate, una nazione prevalente di disoccupati italiani ed italiane.
Il Programma di Riforme condivise dei produttori di ricchezza
nazionale, INVERTIRA’ LA ROTTA a tale riguardo.
NELLA PRATICA DI EFFETTI :
- L’Italia
reintrodurrà per un biennio il visto obbligatorio e Passaporto - a chi non
abbia nazionalità dei Paesi euro - per avere accesso dall’esterno al proprio
territorio.
Per la ragione
dei serissimi rischi di ordine pubblico e di infiltrazione larga della malavita
organizzata nazionale ed esterna visti troppo spesso inscindibilmente risultati
connessi alle medesime numerosissime anomale presenze sopra il territorio
nazionale.
Il che non è in alcun modo un giudizio sopra delle
singole Persone. Quanto sull’uso prevalente illecito e spietato che emerge
esserne stato fatto da tempo.
Diverso sarà l’intendimento verso la malavita
organizzata anche non nazionale.
Tra i provvedimenti d’accompagnamento alle nuove scelte nazionali
al riguardo verrà, infatti, anche attivata l’estensione della Legislazione Antimafia alla Malavita non italiana, ma che sarà accertata
delinquere sul territorio italiano in forma organizzata. Comprensiva della analoga sequestrabilità di beni anche individuali personali se risultati così
formatisi in Italia da profitti di queste illecite condotte. Con i relativi proventi destinati a un Fondo
Unico di Sostegno alle loro stesse vittime.
La Guardia di Finanza attiverà una sua Sezione dedicata all’investigazione
interna finanziaria anticrimine
extranazionale.
Sarà inoltre attivata l’estensione del
Regime penitenziario aggravato già previsto contro la mafia anche a
chi da straniero dovesse risultare
condannato in Italia per importazione, detenzione, commercio, ed induzione di
esseri umani in stato schiavitù.
Addebito analogo e relative
sanzioni saranno
estese anche a trasportatori, italiani e non, di esseri umani in Italia sia
per mare che per terra in forme illegali con il
sequestro amministrativo dei mezzi impiegati in flagranza di reato. In quanto ritenuti costoro responsabili di azioni
assimilate a partecipazione attiva e decisiva in favoreggiamento del commercio
di esseri umani verso l’Italia.
La condizione
di clandestinità in quanto tale tuttavia
non viene prevista assoggettata a regime di sanzione carceraria.
Quanto ai
minori
identificati in queste condizioni, lo Stato italiano attiverà d’ufficio la
legislazione vigente che già ne prevede la sostituzione genitoriale anche verso
italiani. Affidandoli per intanto a Centri appositi di tutela e sostentamento.
Fatta salva la facoltà dei loro genitori naturali di volerli condurre con sé
fuoriuscendo dall’Italia.
E’ prevista una
specifica attenzione per la condizione Femminile che dovesse risultare essere
stata fatta oggetto di condizioni di schiavitù entro l’Italia. Dal momento che verrà drenata ed
intercettata anche tutta quella immessa in commercio in tale condizione sulle
strade.
Nei suoi confronti lo Stato italiano delle Riforme
prevede infatti, in alternativa all’immediato allontanamento dal Paese, l’opzione personale di un “permesso provvisorio di
soggiorno” finalizzato al proprio
recupero di condizioni pienamente libere ed umane. In strutture di alloggio
finalizzate. Per una successiva uscita dall’Italia assistita e protetta.
Per chi scelga di rientrare nel proprio Paese di
provenienza lo Stato italiano preventiva di attivare, in accordo con i
rispettivi Governi e l’Onu, Progetti finalizzati di sviluppo sul posto. Finanziati anche con i proventi sorti da
sequestri in Italia di beni risultati della malavita organizzata
internazionale.
Il Programma prevede anche un avvio parallelo di relative
negoziazioni intra comunitarie. Altrettanto anche con nazioni extra comunitarie.
Da quel momento, prosciugata la
clandestinità attuale risultata oggi dilagante dentro la nazione, e prosciugati
i benefici iniqui di chi ora se ne servono, sarà interamente possibile e doveroso dispiegare una accoglienza
paritaria equa, dignitosa, tutelata in ogni diritto, anche alla
collaborazione programmata e regolare di non italiani all’interno di un Paese solidale che ritorna a crescere coeso.
Italia la quale anche nel
Programma virtuale sa già di essere multi etnica ed intende mantenersi tale
per sua scelta. Nella legalità però e nella condivisione della sua intera
popolazione.
DA TALI ATTI E PREMESSE, SIA NEL
PRESENTE COME PER IL FUTURO:
- segmenti
occupazionali rivelatisi sguarniti, o altri spazi di lavoro eventualmente
risultati necessari, saranno offerti al collaboratore e collaboratrice regolare
che viene dall’esterno.
Con la consapevolezza che non può esistere alcuna
seria difesa del Lavoro e del lavoratore nazionale senza la contemporanea difesa intransigente del suo concreto diritto
prioritario alla propria occupazione.
All’interno di un Ordine Pubblico nazionale tornato sotto controllo.
- L’intera
questione della presenza dell’immigrazione sopra il territorio italiano troverà
pertanto anche altre coerenti regolamentazioni d’attuazione al suo riordino
compatibile con l’interesse nazionale prioritario:
- Le richieste di
lavoro dei connazionali saranno previste con loro accesso prioritario per
funzioni offerte e chieste; con utilizzo solo successivo ed integrativo di
richieste di lavoro similari provenienti da parte di altre nazionalità non
italiane.
- La scadenza del lavoro programmato, corrisponderà alla scadenza naturale del soggiorno
temporaneo avuto con quel fine, con uscita effettiva e conseguente dal Paese dell’interessato entro due
mesi, accompagnata dal relativo sussidio d’uscita;
- I preesistenti permessi di soggiorno
illimitato in Italia decadono tutti di
validità, tornando indistintamente annuali.
Il loro
automatico rinnovo coinciderà con la dimostrazione del possesso ulteriore di
condizioni retribuite di lavoro e domicilio.
- Contributo IN BUSTA PAGA al connesso diretto
costo di accoglienza del lavoratore/lavoratrice di altra nazionalità
: 5% a carico del lavoratore temporaneo; 5% a carico dell’azienda utilizzatrice.
I relativi importi saranno direttamente impiegati
dalle autonomie comunali per la creazione di proporzionati spazi abitativi, ben
integrati nella comunità locale, per
l’alloggio in primo accesso del lavoratore di altra nazionalità. E per i
servizi relativi d’accoglienza dello stesso e di suoi familiari. Con obbligo di
rendiconto dalle Autonomie.
- Viene fatto divieto assoluto alle Autonomie
territoriali, pena scioglimento delle
stesse e riconvocazione dei comizi, di predisporre od ammettere baraccopoli immigrate, o
similari, nel proprio territorio.
- Il
bambino o la bambina che nasce da genitori stranieri presenti in Italia con
regolare soggiorno temporaneo, acquisisce, al conseguimento della sua Maggiore
Età Legale, con ciò stesso il diritto personale inalienabile di poter scegliere
per sé la NAZIONALITA’ italiana. Il diritto individuale alla
opzione personale del minore per la nazionalità italiana rimarrà impregiudicato
anche se esercitato, allorché maggiorenne, da altro Paese di residenza. Previo
accertamento di identità sicura coincidente del richiedente, anche negli uffici
Consolari italiani all’estero.
- Il
lavoratore temporaneo entrato in Italia regolarmente per questo fine in base alla relativa programmazione
nazionale del lavoro, sarà anch’egli dotato già all’ingresso della Carta D’Identità
Italiana nominativa di identificazione –
come del resto anche tutti gli italiani - e recante: Lavoro.
La quale, nel caso di operatore straniero
temporaneo, conterrà anche data di accesso e di scadenza del soggiorno.
Il documento farà parte integrante obbligatoria della Documentazione individuale
necessaria alla assunzione presso qualsiasi Attività Italiana che utilizzi
lavoro dipendente o per auto attivazioni d’Impresa in Italia.
La prevista Carta di identità e di funzione, del
tutto uguale per italiani e non italiani, verrà rilasciata presso le
Anagrafi delle Autonomie Comunali. Tramite terminali in linea con le
Prefetture. Le quali ultime ne abiliteranno le singole richieste di non
italiani assolti sollecitamente i relativi riscontri.
In assenza di questo ordinario documento, che verrà infatti
richiamato in ogni atto di assunzione aziendale così come retributivo, non sarà possibile accedere a rapporti di
lavoro entro la nazione tanto ad italiani come a non italiani.
- Le
precedenti normative nel loro complesso hanno valore anche
per residenti temporanei di nazionalità comunitarie i quali intendano
stabilirsi in Italia per motivi di lavoro.
Ad Essi
tuttavia, per obbligazioni intra comunitarie, lo Stato italiano riconosce
comunque la piena mobilità nel territorio nazionale per tre mesi anche in
assenza di occupazione prestabilita a motivo della richiesta d’ingresso. Presenza questa
che tuttavia non concede di per sé stessa accesso ad alcuna occupazione
lavorativa sull’intero territorio nazionale. A queste presenze occasionali comunitarie non
verrà infatti rilasciata la Carta d’identificazione nazionale italiana e unica
idonea anche all’ammissione al Lavoro. In quanto presenze queste ultime
equiparate a Turismo temporaneo.
Fanno deroga illimitata gli accessi di studio,
ricerca, impresa, registratisi come tali.
- Al momento dell’accesso presso la sede di
lavoro dell’immigrato/immigrata temporanea,
l’azienda assuntrice comunicherà l’intervenuta assunzione all’Ente territorio
Comune dove risiede. Da quel momento il
lavoratore/lavoratrice straniero avrà attivato presso il competente ufficio
comunale l’individuazione di una sorta di “tutor” per tutta la durata della residenza e a cui rivolgersi.
- Tramite il “tutor” il lavoratore/lavoratrice
regolare di altra nazionalità, temporaneamente residente, verrà immediatamente informato di SERVIZI di ACCOGLIENZA
attivatesi,
- Eventuale occupazione clandestina, o in
“nero” d’emigrati - così come peraltro di
connazionali - determinerà sull’azienda
italiana la sanzione monetaria pari ad un’annualità del costo di retribuzione
regolare per quella funzione. In caso di recidiva attiverà aggiuntiva la sanzione sull’azienda della propria chiusura da
uno a tre mesi continuativi.
- Il lavoratore/lavoratrice regolare eventualmente
trovatosi utilizzato in condizioni di lavoro “nero” non perde il
permesso di soggiorno; mentre l’azienda
incorre nell’assunzione immediata in organico
regolare e per non meno di mesi sei. Oltre alle già previste altre sanzioni.
Tali ultime previsioni valgono anche per
italiani.
- Nel caso di condanne penali riportate in
giudicato, il lavoratore temporaneo decade dal premesso di soggiorno e viene reimpatriato;
nel caso di reati
gravi contro la Persona e contro la figura giuridica dello Stato, il lavoratore
temporaneo sarà tenuto a scontare la condanna prima del rimpatrio subito
successivo.
- Entro un anno dall’entrata in Vigore delle
Normative di Accoglienza ogni Amministrazione Comunale dovrà aver
monitorato nominativamente tutti i residenti pro
tempore di altre nazionalità risultati già presenti sul suo territorio e le relative regolari occupazioni assolte e i domicili abitativi degli
stessi. Entro il secondo anno dovranno essere state estese anche a loro tutte
le precedenti procedure di accoglienza di cui sopra.
- I
lavoratori e le lavoratrici non nazionali risultati presenti in Italia in forme
regolari per dieci anni continuativi – in
assenza di fatti giudiziari e comportamentali personali che lo impediscano - acquisiscono con ciò stesso la propria facoltà di poter
chiedere per se, ed il proprio eventuale
intero nucleo familiare, la NAZIONALITA’
italiana; con contemporanea rinuncia
alla propria di nazionalità precedente. Una condizione questa vincolante e necessaria.
La presenza in Italia intervenuta in condizione
personale di contestata clandestinità preclude
tuttavia il maturare di qualsiasi diritto individuale anche successivo di
richiesta di nazionalità. Il diritto di
voto in Italia coincide con il
possesso della nazionalità.
- I Flussi programmati di operatori stranieri
in Italia, anche se aggregati in piena
collaborazione con le Autonomie Regionali e le Associazioni di Aziende, resteranno di competenza Statale nella loro definizione esecutiva e nei controlli di
monitoraggio d’attuazione. Poiché investono la tutela di diritti costituzionali
italiani primari, e d’ordine pubblico potenziale. Di competenza dello Stato e
che devono rimanere assicurati uniformi su tutta la nazione.
-
Presso
i Consolati italiani, e in ogni caso anche tramite Internet in apposito sito Consolare, ogni potenziale lavoratrice o
lavoratore non italiano potrà essere informato in tempo reale se in Italia vi sia al momento Richiesta di lavoro ed in quale specifica mansione e Regione ed in quale
azienda.
- Il
lavoro in Italia può anche avere carattere strettamente stagionale. In questo caso il lavoratore
lavoratrice non italiana è consapevole che al
termine sarà tenuto a lasciare senza eccezione il territorio nazionale; salvo altri eventuali
rientri successivi per il medesimo fine. La sanzione all’inadempienza d’uscita
comporterebbe anche l’esclusione da accessi successivi pur se già previsti.
Lo Stato
italiano inoltre prevede sin da ora, ed in via generale e permanente,
-
di dichiarare
temporaneamente sospesa la propria capacità di accoglienza al lavoro esterno ogni qual volta la DISOCCUPAZIONE PROPRIA NAZIONALE
risultasse superare il 2 per cento. In base al criterio evidente che non si possa dare
lavoro ad altri quando sia senza lavoro la propria di popolazione.
Nel caso di una tale
intervenuta temporanea condizione nazionale ne verrà data comunicazione anche
agli Organi Comunitari.
Allo
stesso tempo l’Italia delle Riforme finalizzate allo sviluppo, che sa già di
essere e senza proprio disagio alcuno multi etnica, e la quale riordina con
grande severità gli abusi avvenuti contro il Lavoro nazionale e anche contro la
stessa Immigrazione condivisa, non consentirà qualsiasi manifestazione di intolleranza e di mancanza
di rispetto in generale agli ospitati all’interno della popolazione nazionale.
Anche perché, l’Italia che torna a
crescere coesa, sarà sempre fraternamente accogliente a chi potrà
ospitare.
Così come attiverà
concretamente, dove concessole, Programmi congiunti di sviluppo anche
direttamente nelle nazioni di cui non può oggi ospitare dignitosamente intere
popolazioni senza schiacciare al tempo stesso irrimediabilmente le proprie.
L’Italia delle Riforme nel suo riordino e
rilancio interno, infatti, non si chiude.
Al contrario, proprio
dal suo stesso riordino interno si apre alla piena vocazione naturale di scambi
culturali, commerciali ed economici innanzi tutto con le nazioni mediterranee
rivierasche. E poi con tutte.
SUL PIANO COMUNITARIO:
- Azione italiana a livello Comunitario per il riallineamento di tutti i produttori e
lavoratori europei di Stati membri all’effettiva pari concorrenza tra loro;
La base monetaria Comunitaria europea per la
formazione del costo del lavoro non può che essere sostanzialmente equiparabile
tra gli Stati membri. Lasciando alle dedizioni ed alle scelte degli interessati
fare eventuali differenze entro una Unione. Non ai valori diversi monetari tra
gli Stati associati. Vanno pertanto promossi a tale riguardo correttivi idonei,
e tempestivi, Comunitari di riequilibrio tra Stati membri. A questo devono
provvedere le relative intese intra Comunitarie.
S’intende infatti favorire lo sviluppo di tutto
l’insieme dei popoli comunitari; ma senza inattese quanto indisponibili vittime
predestinate tra di essi.
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