La
nostra Italia sta tutt’ora attraversando una gravissima recessione economica. Abbiamo
appena vissuto un bimestre in una nuvola di chiacchiere seguita alla balla
pietosa che le elezioni andavano intanto anticipate perché <non si poteva
perder tempo>. L’esito è stato un governo che ha riproposto le identiche
maggioranze già del governo Monti: cioè un governo Pd+Pdl+Lista Monti, e un
capo dello Stato che già aveva promosso il governo di Monti riconfermato perché
<non si poteva fare altro>.
Intanto
il governo insediato si ritira in un ex Convento, sabato e domenica, per
meditare su una disoccupazione oramai al 12 % e una recessione che secondo
Istituti internazionali, in assenza di profondi correttivi idonei, ci accompagnerà sino almeno al 2015.
Come
è potuto accadere tutto questo, che una delle prime sette nazioni industriali
del mondo si scoprisse ridotta, in venti anni, ad una delle nazioni più
infelici ed impoverite del mediterraneo?
C’è
da temere che se non si inizi a dirci tra di noi anche scomode verità nostre
collettive, non verremo a capo di niente nemmeno nei rimedi necessari.
Ed
una delle prime scomode verità risulta proprio il provare a dirci tra tutti noi
assieme come si sia caduti in questa <fogna> nazionale.
Ed è
appunto quello che proveremo a fare assieme, se ci farà piacere. Farlo.