martedì 24 settembre 2013

Concorso Sociale al Diritto all'abitazione


 Si può Fare:

prosegue sotto la comune denominazione "Si può Fare" la esposizione di punti di riforma che richiedono solo la volontà di Fare per potersi attuare:


CONCORSO SOCIALE AL DIRITTO ALL’ABITAZIONE


Una casa di abitazione, per sé, o per la propria famiglia, rimane uno dei desideri naturali più forti in ogni persona. Quella delle aspirazioni più compiute può concorrere a realizzarla solo il risultato del proprio lecito lavoro equo e dei redditi potenziali che genera per tutti.
Vi sono tuttavia dei passaggi, di età o di vita individuale, dove la difficoltà a realizzarsi in uno spazio abitativo dignitoso può coincidere anche con un grave danno conseguente alla società tutta ed allo stesso Stato solidale.
Questo può accadere in passaggi esistenziali dove i redditi personali ancora non sono interamente capaci a sopperire.
In tal caso, lo Stato costituzionale di tutti non può restare indifferente. Pur non facendo assistenza. Ma coltivando il suo stesso futuro.

giovedì 5 settembre 2013

DOVE VA IL PD?




PD
Queste riflessioni prendono spunto da un articolo di Paolo Franco che si poteva leggere martedì 3 settembre a pag 34 del Corriere della Sera. E che titolava:

<<Sorpresa, postcomunisti addio

Il Pd si scopre democristiano>>



(immagine:www.wikipedia.org)

L’articolo prendeva le mosse dalla constatazione che il Pd si sta ritrovando a vedere battersi, per il controllo del partito e del governo, Letta e Renzi. E notava ancora l’articolista:
<<(…) Sul fatto che il campo degli aspiranti cavalli di razza del Pd ormai lo occupino loro, invece, molti dubbi non ce ne sono. Si, cavalli di razza, proprio come mezzo secolo fa, nel lessico democristiano d’epoca, furono definiti, si parva licet, Amintore Fanfani e Aldo Moro. Perché possiamo anche classificarli genericamente postdemocristiani (siamo tutti post qualcosa) ma resta il fatto che entrambi nel movimento giovanile dell’ultima Dc, e poi nel Partito popolare, hanno mosso i primi passi e si sono formati. E non nascondono né, tanto meno, rinnegano le loro origini. Anzi.(…)>>

Ebbene, queste considerazioni altrui, consentivano l’emergere anche di altre riflessioni.
Vale a dire che un intero ciclo di vita del partito prima Pci, poi Pds, poi Ds ed infine anche Pd, risulta essersi definitivamente esaurito. Ed esaurito con un completo insuccesso, come risulta ammettere anche la sua storica stessa classe dirigente di partito.
Questo ciclo pare poterlo riassumere nel tentativo di fare del PCI post Urss il grande partito socialdemocratico italiano. Agevolato in questo suo tentativo dalla occasione irripetibile del vuoto di competitori creatiglisi con l’eliminazione politica di Craxi.

Che questo fosse stato il tentativo strategico lo avrebbe anche rivelato il fatto che quel medesimo partito originario, il postPci, avrebbe accettato di pagare l’enorme prezzo di continue scissioni alla sua sinistra mentre si avvicinava operativamente all’area elettorale di centrosinistra.
L’emorragia elettorale conseguente, e che si rivelerà pesante, avrebbe alfine indotto il postPci a provare di fondersi in un unico partito, appunto il Pd, con quel che restava della postDc risultata risparmiata da <Tangentopoli>.
Vale a dire che entrambi, postPci e postDc supersite, constatavano di non risultare in grado, nessuno di essi da solo, di ricomporre un perno autosufficiente alla gestione del governo italiano. E quindi, postPci, e postDc, convennero in un unico partito, appunto il Pd.
In una sorta di mini compromesso storico, questa volta attuato prima nel comporre un medesimo partito e poi nella gestione conseguente dello Stato.
Più o meno l’equivalente di quello che in architettura definiscono l’arco gotico: l’unione di due debolezze per farne una forza.

Ma chi era, di quella operazione politica, il socio di riferimento nel nuovo partito confederato Pd?

martedì 3 settembre 2013

DIRITTI DI PARITA' tra i sessi e i figli


 SI PUO' FARE

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Lo Stato solidale, con il lavoro che consenta a chiunque una vita dignitosa al suo interno, rivela un altro proprio valore fondante che chiede di essere ancorato a scelte concrete per essere realmente attuato:
LA PARI OPPORTUNITA’ TRA I SESSI SIA NEL LAVORO COME NELLA VITA FAMILIARE.

SENZA DOVER TEMERE CHE OCCORRANO PIU’ TASSE per questa ragione. Quando basta infatti solo usare bene l’esistente del nuovo Fisco equo solidale entro una ricchezza condivisa crescente.

Intanto per concretizzare in progressione, ne discende come e quando.


PRIMO –  Alla MADRE, lo Stato riconosce un assegno vitalizio suo e permanente, non cedibile né pignorabile; fiscalmente esente e che in nessuna Sede entra a far parte della composizione del reddito personale. Cumulabile sino al terzo figlio.

La donna madre naturale pertanto vi accede a prescindere dalla esistenza di coppia conviventeQuale presidio alla tutela della dignità della donna, in quanto madre
Lo stesso presidio s’intende esteso anche alla madre adottiva legale entro la coppia naturale.

SECONDO –  Assegnare in gestione alla Madre finché conviva con i Figli, un sostegno economico mensile a figlio, sino al terzo eventuale, per collaborare da parte del suo Stato alla loro crescita ed ai suoi costi materiali.

Anche questo destinato a risultare non cedibile e fiscalmente esente; e a non concorrere mai al reddito della persona che lo gestisce. Dal momento che configura un concorso dello Stato alla stessa crescita dei figli all’interno del loro ambiente naturale, e non una rendita ad adulti.
Sostegno questo ai Figli. Con un importo, da definirsi nell’entità in sede di attuazione, automatico anche esso quale sua attribuzione. Il quale si attiva già alla registrazione anagrafica della intervenuta nascita. Che segue dunque i figli, questo, nel loro percorso di vita. Ovunque giuridicamente siano i figli, il sostegno loro personale da parte dello Stato li segue. Fino alla scolarità media inclusa.
Sostegno che si intende anche esso esteso alle adozioni legali entro la coppia naturale.