SI PUO' FARE:
punti di programma di un governo ombra virtuale
UNA QUESTIONE
NUOVA ITALIANA: LA QUESTIONE
“SETTENTRIONALE” ATTUALE
Nei decenni italiani trascorsi è
venuta emergendo sempre più in Italia, accanto alla storica Questione
Meridionale, una recente quanto fondata Questione Settentrionale. Della quale
sarebbe grave non tenerne il dovuto conto.
Il
SETTENTRIONE ITALIANO vede infatti sempre di più sfuggirgli il suo ruolo
storico di avanguardia di sviluppo nazionale, di innovazione e di piena
occupazione. Per scoprirsi sempre più
sospinto dentro ad una sua marginalizzazione potenziale alla quale si ribella.
Giustamente.
In questo aspetto il suo malessere emerge come questione nuova centrale nazionale: essendo il malessere consapevole anche di un’intera nazione già prospera e creativa in specie nel suo nord.
Il Programma condiviso di Riforme che discende
dall’Alleanza nazionale tra tutti i produttori di ricchezza diffusa e solidale,
Risposte concretamente importanti anche
per il Settentrione italiano già le reca:
-
Riposizionamento italiano complessivo entro la Comunità
Europea Euro a tutela prioritaria del lavoro aziendale e dell’occupazione
nazionale diffusa; con contemporanea estinzione senza distinguo della
clandestinità;
- Spinta forte nazionale all’immediato recupero del
valore personale salariale e della competitività aziendale;
-
Riforma complessiva della Istruzione, Ricerca, e spinta
alla Innovazione;
- Riforma strutturale complessiva di Fisco, Giustizia, e
semplificazioni normative dei pubblici poteri;
- Reazione operativa alla Corruzione endemica nazionale
ed alle Forze criminali che ne prosperano ormai ovunque; anche a settentrione;
-
Riforma dello Stato nell’efficienza e nel controllo
reale del contribuente;
- Autonomia Regionale e Comunale in ampi settori
economici e sociali decisivi, con attribuzione di risorse Fiscali proprie di
autogoverno territoriale: Federalismo italiano solidale;
E’ possibile da queste premesse concrete ritenere avviata interamente a
soluzione l’attuale Questione Settentrionale nazionale?
Per tornare appieno motore coeso
allo sviluppo dell’intera nazione, e per
potersi misurare efficacemente come già in passato a viso aperto con la
Competizione attuale internazionale, il Settentrione Italiano rivela oggi, anch’esso, UNA
CARENZA DA INVECCHIAMENTO DELLE SUE STESSE INFRASTRUTTURE PRIMARIE.
Confermatesi peraltro essenziali
alla ripresa piena dello sviluppo suo, e nazionale.
Questo diviene il Grande Progetto nazionale
per il Settentrione; da integrarsi e
potenziarsi con quanto viene attivato anche per il Centro e Meridione.
Un anno di messa a punto di priorità e Progetti funzionali
collegiali tra Stato e Regioni coinvolte. Poi, subito a seguire un grande
Cantiere nazionale e Regionale di piani stralcio annuali ed integrati
d’attuazione. Sopra l’intero
Settentrione.
Con l’intelligenza e la cultura
nazionale chiamata a progettare in un
pool integrato inter disciplinare questo ampio sistema connesso di
infrastrutturazione innovativo entro la tutela ambientale.
Con risorse certe,
nazionali convergenti funzionali a quelle
Regionali e Comunitarie.
E con un obiettivo altamente ambizioso:
- in cinque, di anni riparare le punte più sofferenti del ritardo infrastrutturale;
- in dieci, di anni, aver colmato interamente il gap attuale intervenuto con l’Europa più avanzata e averle preso anche vantaggio nell’innovazione.
Allora la attuale Questione Settentrionale, così come analogamente quella Meridionale per quel che le compete contemporaneamente,
saranno avviate al riassorbimento positivo dentro la coesione nuovamente
prospera della condivisione nazionale.
Se ora le Fondazioni bancarie - divenute
intanto anche Capo
Consorzio d’attuazione della Reinfrastrutturazione dell’intero Settentrione
- limassero le loro rispettive partecipazioni bancarie.
E ne reinvestissero il proprio ricavo anche esse in un Consorzio
azionario pubblico privato per la radicale riqualificazione dei Servizi primari
infrastrutturali di quella parte di Nazione già la partenza in blocco di un
primo nucleo di cantieri relativi appare molto più corposa.
Aspetti così rilevanti sono lasciati al momento solo come quesiti.
Poiché coinvolgono anche poteri e ruoli delle Autonomie locali, con le quali
deve risultare condivisa pertanto ogni decisione.
Riguardo il ritorno al pieno ruolo
propulsivo del Settentrione italiano
pare non si possa evitare di porre
adesso sul tavolo una decisiva ulteriore riflessione. Condivisa da Stato e dalle Autonomie assieme anche nelle
conclusioni. Essendo strettamente connessa al successo efficace di
Reindustrializzazione complessiva anche
del Settentrione.
E se le
medesime Fondazioni italiane bancarie oggi uscissero - nelle loro presenze di
Enti locali - da una delle due grandi Banche nazionali, ed innervassero Esse
stesse un ritorno ripensato di MEDIOBANCA ai propri ruoli istitutivi iniziali?
Una grande banca di Affari nazionale strettamente votata al privato anche nel suo controllo risulta riproporsi nuovamente decisiva, come già agli inizi del secolo trascorso, anche a riaggregare dal medio piccolo e dall’investitore stesso massa critica azionaria sufficiente a riattivare l’esistenza incisiva della grande industria nazionale italiana.
Non si può infatti negare che in Italia,
attualmente, come già nel primo novecento, manchi nuovamente pressoché del
tutto la dimensione della grande industria nazionale tra disimpegni e
dislocazioni intervenute. Quando
si tolga la grande industria residua di derivazione originaria Pubblica.
Lo
Stato riformato all’interno del programma invita pertanto ad una approfondita
valutazione congiunta e serena le proprie Autonomie. Entro le loro facoltà e
poteri propri di scelte. Scelte strategiche indubbiamente anche queste, forse persino più di
altre.
E
sicuramente vitali, non solo per il Settentrione della nazione italiana.
Infatti una simile
struttura di Banca d’Affari dedita all’impresa medio grande italiana, non
potrebbe che avere valenza e competenza unitaria propria nazionale.
E il Centro? Le politiche positive di Settentrione e Meridione si innerveranno, da
alto e basso sino ad esso incluso, all’interno di una unica nazione
ritornata tutta intera prospera e coesa.
Dove pertanto le complessive infrastrutture
civili e di supporto la innervino tutta equivalenti.
Tuttavia,
nel potenziare ed innovare ed interconnettere il proprio sistema di mobilità
nazionale l’Italia deve oggi necessariamente tener ben presente quanto di enorme importanza anche economica
si sta oggi producendo nel Mediterraneo.
Per questo se ne parla anche se all’interno di un Segmento di Programma rivolto
soprattutto al Settentrione.
I POPOLI del Mediterraneo, in prevalenza giovani ed acculturati, vogliono anche per sé lo Stato moderno fondato in democrazia sul Lavoro diffuso ed i sui redditi equi. Questo lecito desiderio altrui collettivo apre per l’Europa, e specie per il suo lato mediterraneo enormi prospettive. Anche all’Italia, evidentemente.
Aiutandoli a questo lecito e lucido percorso ai
Popoli amici del Mediterraneo, anche l’Europa vedrà sensibilmente ruotare la sua Area di sviluppo tendenziale
della ricchezza nel lavoro. Non con gli errori del passato verso est. L’impresa
va aiutata a svilupparsi nell’imprenditoria e nel lavoro proprio locale. E da
lì interagirvi con le altrui attività amiche.
La Mobilità
italiana nuova deve averlo ben presente. Perché servirà sempre più
anche al Settentrione collegarsi efficace e rapido quanto e più di altri, in
merci e persone con il Nord. Dell’Africa. Che
vuole tornare a crescere a casa propria.
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